Si chiama Carla Vanni e dice di essere il coordinatore provinciale del comitato “Sì alla famiglia” di Viterbo, che racchiude tutte le associazioni cattoliche del capoluogo. Giorni addietro ha inviato una e-mail in cui rivendica (con molto orgoglio) il fatto che ben 16 associazioni di tale stampo si siano iscritte per l’audizione presso la prima commissione del Comune di Viterbo che dovrà poi deliberare sull’istituzione o meno del registro delle coppie di fatto anche all’ombra della Palanzana. E, con lo stesso orgoglio, sottolinea come solo tre associazioni laiche abbiano aderito allo stesso appello.
Sulla base di questi numeri, e del fatto che la petizione popolare per l’istituzione del registro abbia raccolto soltanto 1.200 firme, la signora Carla Vanni sentenzia: “Che per un comune con 60 mila abitanti corrisponde al risibile 2 per cento”: Poi aggiunge: ““Si prefigura quindi che il Comune di Viterbo discuta un’istituzione già ampiamente bocciata su tutto il territorio nazionale. Su 8.092 comuni sul territorio, 140 hanno istituito il registro, due lo hanno già cancellato per assenza di iscrizioni. Nella stessa Milano, sono iscritte solo 400 coppie; il record, se così si può chiamare, secondo la ricerca effettuata da Panorama.it sui siti delle amministrazioni comunali o direttamente presso gli uffici preposti, è stato raggiunto dal Comune di Bari: 729 coppie; Napoli, da novembre 2011, 20 coppie; Firenze, dal 2001, 97 coppie; Padova, 4 dicembre 2006, 48 coppie; Pisa dal 7 luglio 1997, 55 coppie. L’elenco prosegue, ma il primo posto spetta indubbiamente ad Empoli con 6 coppie registrate in 20 anni. E, beffa delle beffe, questo comune viene citato spesso per questa sua iniziativa “il primo Comune che ha istituito il registro” tacendo che è stato un insuccesso incontrovertibile. I numeri non sono cattolici, né atei, né eterosessuali e neppure omosessuali”.
Insomma, la signora Carla Vanni, essendo una che (beata lei) ha tante certezze nella sua testa, afferma che il problema, riguardando un numero limitatissimo di persone, è di per sé inesistente. O, se volete, trascurabile. Stando al suo pensiero dunque, verrebbe da dire che quei poveri quattro gatti di gay, lesbiche e via discorrendo se la debbano vedere da soli. Noi (cioè, loro), che amiamo la famiglia vera, abbiamo cose più importanti a cui pensare.
La signora Carla Vanni però, ignora che in una società civile tutti dovrebbero avere gli stessi diritti, a prescindere da quanti sono. Soprattutto quando di mezzo ci sono anche e soprattutto i sentimenti. E che, tanto per rimanere in tema di Cattolicesimo, nel Vangelo c’è scritto che Gesù disse “Ama il prossimo tuo come te stesso”, senza fare riferimento alcuno al sesso della persona da amare. Perché Gesù era portatore di un messaggio di amore globale, che non intendeva escludere nessuno (“Beati gli ultimi che saranno i primi”).
Ma la cosa più raccapricciante del ragionamento della signora Carla Vanni (che si professa cattolica) è che – in quel cattolicesimo che lei stessa sottolinea di praticare – è molto più vicina alla Santa Inquisizione che alla Chiesa del ventunesimo secolo. La quale – anche su questi temi – sta finalmente facendo passi da gigante. L’ultimo esempio lo ha dato, proprio sabato scorso, Papa Francesco. Il quale, riferendosi alle coppie gay, ha detto che “a livello educativo, le unioni gay oggi pongono sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere”. Aggiungendo: “Ai figli di coppie gay non si deve somministrare un vaccino contro la fede”.
E allora, alla signora Carla Vanni basterebbe seguire con un po’ più di attenzione ciò che dice il Papa per evitare certe castronerie da Medioevo.
Perché dare questo rilievo a una carneade della Vandea viterbicola? Basta semplicemente ignorarli questi infelici figuri: il tempo ma soprattutto la Storia faranno giustizia di tutti loro.
The big but stinky journalist e Alfonso Maritozzi apprendisti stregoni della peggiore feccia clericale.
Piantatela di strumentalizzare a capocchia il Papa, del quale non capite nulla, e che vi state fabbricando su vostra misura nella vostra fantasia.
E’ arrivato le(n)o(ne) viterbicolum, il vandaano internettiano laureato all’università pontificia.
Ci sono insultatori professionisti, così ignoranti da credere che Vandea e vandeano siano insulti.
L’ignoranza appartiene tutta intera a chi non è consapevole di essere un fetido relitto di una storia che probabilmente conosce solo per aver orecchiato in qualche conclave di decerebrati clericali.
E comunque se le piace così tanto la Vandea, sia conseguente e sacrifichi la sua vita per la causa. In mancanza di orde di sanguinari giacobini, corda e sapone, o una semplice lametta, potrebbero esserle più che utili per la bisogna. Nessuno sentirà la sua mancanza, neppure il gatto che accudisce così tanto amorevolmente.