”Dovreste farmi un monumento per quello che in questi anni ho fatto in tema di rifiuti. Ho salvato Roma dal caos rifiuti, in questa materia sono l’oracolo. Nonostante un sistema burocratico folle, ho evitato che nella capitale si creasse una emergenza come quella vissuta in Campania”. Così, Manlio Cerroni, il patron di Malagrotta nonché dominus incontrastato della mondezza romana (e non solo), agli arresti domiciliari da un po’ di giorni, ha risposto per tre ore alle domande del gip di Roma Massimo Battistini.
Un paradosso? Forse sì, ma in quelle parole – purtroppo – c’è anche un fondo di verità che bisognerebbe avere il coraggio di analizzare a fondo. Perché, se è vero che la discarica di Malagrotta ha rappresentato per decenni il più grosso scandalo mondezzifero a livello europeo, è vero anche che – per lo stesso lunghissimo periodo di tempo – ha rappresentato la soluzione per Roma e per i suoi rifiuti. Una soluzione che stava bene a tutti (destra, centro e sinistra) e che nessuna delle giunte che negli anni si sono succedute a via Cristoforo Colombo (Badaloni, Storace, Marrazzo, Polverini e adesso Zingaretti) ha avuto la forza e la volontà di cambiare. Sicché Cerroni, che di mestiere fa l’imprenditore e non certo il benefattore, ha avuto gioco facile di navigare a vele spiegate nell’insipienza della politica (e, per favore, non accusatemi di qualunquismo) e di farsi pervicacemente gli affari suoi, elargendo forse laute prebende (lasciamo lavorare la magistratura), ma sicuramente facendosi carico a modo suo di un problema che la politica avrebbe dovuto affrontare e che invece gli ha delegato in toto.
La prova del nove? E’ sotto gli occhi di tutti. Da quando Malagrotta è stata chiusa per volontà dell’Unione Europea (altrimenti, sai quante altre proroghe!), la mondezza romana viene esportata all’Estero (e un po’ ne arriva pure a Viterbo), diventando così simbolo di un made in Italy vergognoso e con pesanti aggravi di costi per i cittadini della Capitale.
Quindi Cerroni – secondo la sua logica – ha tutte le ragioni quando dice che dovrebbero fargli un monumento. Perché lui ha riempito un vuoto. Un vuoto creato dalla cronica incapacità della politica di decidere per il meglio, sposatosi in un’istante con la convenienza. Sia della politica stessa, che da quello status quo ha potuto avere infiniti vantaggi; sia dello stesso Manlio Cerroni, che ha visto gonfiarsi negli anni il suo portafogli a dismisura. Cerroni, non volendo, ha messo il dito nella piaga. Denunciando ancora una volta – caso mai ce ne fosse stato bisogno – qual è il male cronico della politica italiana: parole, parole, parole, senza mai una decisione trasparente che ponga fine a discussioni infinite, pretestuose e nauseabonde sui temi che di volta in volta si affacciano all’orizzonte.
E allora, il pensiero corre come un fulmine a queste ore, al tema della nuova legge elettorale, ai nuovi battibecchi in atto tra le forze politiche (perché c’è chi la vuole cotta e chi la vuole cruda) e al comportamento dirompente di un ragazzo di appena 39 anni che finalmente ha capito che il tempo è prezioso. E che – dopo decenni di chiacchiere a vuoto – sta imponendo a tutti un cambio di marcia, mettendoci la faccia in prima persona e ponendo altresì ad alto rischio la sua credibilità.
Nessuno sa dire oggi come finirà questa vicenda. Matteo Renzi farà cadere il governo Letta? Sarà costretto a una ignominiosa marcia indietro? Verrà uccellato (Prodi docet) da quelli del suo stesso partito ai quali – fino a ieri – il Porcellum ha fatto comodo, così come ha fatto comodo Berlusconi, al quale hanno consentito – complici le folli strategie messe (o non messe) in atto – di stare per vent’anni sulla cresta dell’onda? Sarà sacrificato per perpetuare all’infinito quelle grandi intese che continueranno a consentire il diritto di veto anche agli schieramenti dello zerovirgoladue per cento?
Vedremo come andrà a finire. Ma già da oggi una certezza si può avere: quel sindaco fiorentino che fa le battute ed è anche un po’ sfrontato è attualmente l’unico che può tirar fuori l’Italia da un pantano che la sta inghiottendo sempre più. E che la può salvare da quell’antipolitica che – se fallisse – la travolgerebbe inesorabilmente.
Peccato che il sindaco fiorentino abbia tra i suoi più cari amici gente come Realacci e come quelli di Legambiente .Falsi ambientalisti che anzichè controllare hanno fatto comunella con i vari Cerroni e con il mondo industriale e politico, diventando i padroni incontrastati non solo dei settote rifiuti ma anche delle rinnovabili e dei parchi. Questo è veramente intollerabile e vergognoso.
Ma sì, facciamo un monumento a Cerroni. E poi magari un altro anche all’indimenticato Mario Chiesa.
Peccato che dall’incontro con Berlusconi sia uscita fuori la prima macchia del prode Renzi: una legge elettorale per mandare in parlamento ancora una volta una flotta di “nominati”.