Dalla Federazione viterbese di Sel riceviamo e pubblichiamo:
Sinistra Ecologia e Libertà ha inviato nel 2012 una segnalazione alla Corte dei conti in merito alla gestione dei rifiuti e alla presunta produzione di Cdr nell’impianto di casale Bussi. Filiera per la quale la tariffa dei rifiuti è stata alzata con provvedimento regionale nel 2002. Ma Cdr in quell’impianto non sarebbe stato mai prodotto e i rifiuti non trattati sarebbero stati stoccati a impropriamente a Monterazzano. Saturando la discarica anticipatamente e con ulteriore danno per il nostro territorio e un guadagno conseguente per i gestori spropositato e indebito.
Su questo vi sono certezze, come ha dimostrato ripetutamente e chiaramente Legambiente nei lavori dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Viterbo. Le stesse evidenze descritte in vari documenti e in varie sedute delle diverse commissioni parlamentari, fino a quella del maggio 2012 13ª Commissione permanente del Senato nella quale il presidente della Provincia Meroi afferma che “nonostante sia indicato in tariffa e considerato il costo di produzione del Cdr, di fatto però questo non viene prodotto”.
L’indagine condotta dal Noe di Roma ha coinvolto imprenditori nel settore della gestione del ciclo dei rifiuti attivi anche nel territorio viterbese: Bruno Landi, amministratore della società (Ecologia Viterbo) che gestisce gli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti di Casale Bussi e Monterazzano e Manlio Cerroni, presidente del gruppo Cecchini, proprietario di quote della Gesenu spa, ditta che insieme con la Cosp Tecno Service forma la Viterbo Ambiente che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti a Viterbo.
Ora sembrano esserci evidenti analogie tra quanto emerso nell’inchiesta di queste ore e quello che accadeva e accade a Viterbo. Ad oggi le nostre denunce e le segnalazioni sono rimaste inascoltate, mentre un “monopolio” di fatto nel ciclo dei rifiuti interferiva nelle decisioni politiche.
Presenza che ha pesato in modo enorme nella storia della nostra provincia negli ultimi 20 anni. Presenza che potrebbe aver pesato anche nella scelta dell’affidamento del servizio di raccolta nella città di Viterbo e che, nonostante le rassicurazioni, appare carente e inefficiente. Un capitolato – quello stipulato tra comune e Viterbo Ambiente – che ha troppe lacune e presenta incongruenze tali da far ritenere che gli obiettivi di legge prefissati di raccolta differenziata siano irraggiungibili.
Vorremmo capire se queste incongruenze siano il frutto solo di approssimazione e incapacità o di altro. Ed è auspicabile dunque che le indagini possano far luce finalmente anche a Viterbo su quanto accaduto e accade.