Quelli che hanno espresso per iscritto, sillabato in decine e decine di comunicata stampa, disseminato sugli organi di informazioni cartacei e digitali, rilevato davanti ai microfoni e alle telecamere delle emittenti radiotelevisive.
Insomma tutti quelli che hanno urlato (per farsi sentire meglio, anche se non si sa da chi) le ultime, ma anche le penultime, parole famose sull’emigrazione di qualche tonnellata di mondezza dei comuni di Roma in terra di Tuscia.
Quelli che, dalle sedi della maggiori istituzioni locali (Comune capoluogo e Provincia) hanno scandito con voce baritonale “No ai rifiuti della discarica di Cupinoro a Monterazzano”.
Quelli che hanno puntato il dito contro il modo approssimativo e superficiale con cui la Regione Lazio sta affrontando le questioni legate alla chiusura dell’impianto di Bracciano dal 1 febbraio.
Quelli che hanno sottolineato che bisogna fare chiarezza in tempi rapidi e capire se i Comuni ospitanti sono uno, due, tre, dieci, undici, dodici e quale carico di immondizia la discarica di Viterbo deve sopportare: dieci, venti, cinquanta, ottanta, cento (chi offre di più?) mila tonnellate.
Quelli che negli scorsi mesi si sono soni presi a male parole: la Provincia contro il Comune “che sapeva e non si è ribellato”; il Comune contro la Provincia che “è competente nei controlli dei carichi e non ha controllato”.
Quelli che a palazzo dei Priori hanno fatto a gara a darsi del “Falso” e/o “Falsa” e hanno sventolato fax dettati dal commissario straordinario prefetto Giuseppe Sottile che annunciavano l’arrivo dei rifiuti, ma non si sa dove sono arrivati, chi li ha letti, chi li ha nascosti, chi ha resuscitati.
Quelli che sono in procinto di essere nominati Accademici della Crusca per l’acribia con la quale hanno spiegato il significato di una manciata di parole quali trattamento, selezione, abbancamento, smaltimento etc.
Quelli che hanno preso posizione un giorno sì e l’altro pure, compresi i semifestivi e i festivi.
Quelli che adesso però faremo ricorso tutti insieme ché bisogna fare sistema contro la prepotenza romana e comunque bisogna ancora una volta ribadire che “La Tuscia non diventerà mai la pattumiera della Capitale”..
Quelli che chissà qualcuno ha avuto la bontà di avvertirli che martedì 4 febbraio dell’Anno Domini 2014, dies natalis di San Gilberto (Gilberto di Sempringham nato nel 1083 circa, morto ovviamente 4 febbraio 1189, fu fondatore dell’ordine gilbertino, venne proclamato santo da papa Innocenzo III) “i rifiuti di Roma sono arrivati”, come ha titolato Il Messaggero. Per la precisione il 4 febbraio “i rifiuti attesi hanno iniziato ad arrivare, con i camion provenienti dai Comuni di Santa Marinella, Rignano Flaminio e Civitella San Paolo; poi ne seguiranno altri otto per un totale di undici sui 25 che fino al primo febbraio conferivano alla discarica di Cupinoro (Bracciano); al momento l’immondizia extraprovincia è finita nell’impianto di trattamento di Casale Bussi; poi circa 30 tonnellate di materiale non riciclabile andranno alla discarica di Monterazzano”.
Tra tanti quelli, è opportuno citare un quello di qualche secolo fa. Come ammoniva? “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur” ovvero mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata (Tito Livio, Storie, XXI, 7, 1).
I politici nostrani, se è possibile, puzzano ancora di più della monnezza.