Parliamoci chiaro. Di cosa combinano politici e amministratori a palazzo Gentili non frega niente a nessuno. Tanto ormai le province sono tutte in agonia e quella di Viterbo – in modo particolare – è in coma farmacologico.
Ma provate a dire ai 24 “eroi” (si fa per dire) di via Saffi di chiudere bottega e tornarsene a casa. Rischiereste di essere sbranati, perché comunque lo status symbol di consigliere provinciale è sempre un bel marchio da esibire. E poi, cosa ancora più importante, consente comunque di amminestrare (no, non è un errore di battuta) quel poco di potere che si ha, che può sempre tornare utile in un futuro più o meno prossimo.
Oggi comunque (ma sarà vero?) il presidente Marcello Meroi dovrebbe sciogliere il nodo che attanaglia, ormai da tempo immemorabile, la maggioranza di centro destra. Ritirate le dimissioni (come tutti avevano previsto), il buon Marcellino attenderà a palazzo Gentili che il centrodestra gli comunichi di aver trovato un accordo per una giunta a quattro o a cinque assessori. Altrimenti sarà esecutivo tecnico (a meno di altri rinvii con cui, a questo punto, il presidente farebbe una seria concorrenza al governo indiano per quanto riguarda la storia dei marò Latorre e Girone).
In attesa che il nodo si sciolga però, la minoranza (evviva, esiste!) ha deciso di far sentire la sua voce per bocca del capogruppo del Pd Federico Grattarola. Il quale, dopo aver premesso che “la legge di riordino sulle provincie, in aggiunta al nuovo sistema elettorale che trasforma di fatto le stesse in enti di secondo livello, avrà un effetto devastante sui territori e sulla gente (sic!)”, aggiunge con tono serioso che “l’ente viterbese sta dando man forte a tutti coloro che la ritengono un’istituzione inutile”.
Ovviamente dall’opposizione ci si aspetterebbe a questo punto che l’avversario prenda coscienza delle proprie contraddizioni e ne tragga le dovute conseguenze. Ma Grattarola stupisce, sapendo di stupire. E dice: “Il nostro atteggiamento è sempre stato e rimane costruttivo, soprattutto perché vorremmo che alcune questioni fondamentali venissero affrontate e risolte. La strade, disastrate e messe nuovamente a dura prova dagli eventi atmosferici, le scuole, le questioni ambientali come la gestione dei rifiuti e del ciclo delle acque. Senza dimenticare la vertenza precari (e te pareva! ndr). Questione molto delicata e rispetto alla quale abbiamo messo in campo uno sforzo comune e condiviso per cercare di dare tranquillità alle decine di lavoratori e alle loro famiglie”.
Insomma, Grattarola, nuovo salvatore della Patria (anzi, della Tuscia e dei precari di mazzoliana memoria). E allora, ecco che il nostro lancia il suo grido di dolore: “Se la posta in gioco non fosse così alta – afferma con voce stentorea – potremmo tutti tirare un sospiro di sollievo nel certificare, senza mezzi termini, che tutto questo era stato ampiamente predetto. Che è tutto frutto del peccato originale, di una coalizione messa in piedi per vincere subito e a tutti i costi. Ma il mio pensiero va oltre. Chi metterà mano alla situazione delle strade? Chi coordinerà i sindaci sui delicati problemi dell’acqua e dei rifiuti? Chi penserà ai lavoratori precari? Chi difenderà la loro dignità di lavoratori? E la sicurezza delle nostre scuole?”.
E allora? Beh, di fronte a una situazione così drammatica (Grattarola ha dimenticato soltanto l’eventuale invasione delle cavallette o lo scoppio della terza guerra mondiale), ecco che il capogruppo del Pd si dichiara disponibile all’estremo sacrificio: “Su questi temi il nostro atteggiamento positivo, propositivo e responsabile non mancherà, come non è mancato”. Che, tradotto dal politichese, significa: “Caro Meroi, se hai bisogno di qualche voto per rimanere in sella non preoccuparti. Noi ti siamo tanto vicini”.
La provincia è un’istituzione inutile, caro Grattarola, se ne faccia una ragione.