Una ventina di addetti ai lavori tutti assieme sul campo del Monterosi non si vedevano dai tempi in cui venne rizollato il manto. Ma quelli erano lì per lavorare. Mica per guardare una partita d’Eccellenza (oltretutto sotto un acquazzone clamoroso). Al Martoni in tribuna ci stava mezza Serie D domenica scorsa. Procuratori, diesse, diggi e altre incomprensibili sigle analoghe. Taccuini alla mano. Cellulari bollenti. Sguardi ammiccanti. Fuoristrada parcheggiati in fila indiana. Cosa facevano? La risposta è più semplice di quanto si pensi. E la suddetta riflessione pare se la sia fatta anche il presidente locale, Flaminio Cialli. Con successiva grattata di capo pensierosa.
Stavano lì per gustarsi il calcio-champagne low cost (quindi un bel prosecco) della squadra di casa. Che, tanto per dovere di cronaca, ha steso pure lo spocchioso Rieti (dopo la Viterbese, il Fregene…). Eppure Ferri non giocava. Andreoli nemmeno. E là davanti ci stava uno sbarbato del ’95 che sulle spalle anziché il 9 portava il 3. Nessun problema comunque. Perché l’osservato speciale era (ed è, ogni giorni di più) Marco Scorsini. L’allenatore artefice di una squadra folle nata con quattro spicci ad agosto e mai scesa sotto il quinto posto (che fa pure rima).
Marco da Viterbo dopo una discreta carriera da calciatore si è messo in testa di allenare. E così tra alti, bassi e sfiga (tanta sfiga) eccotelo sulla bocca di mezza regione dopo un biennio lacuale da incorniciare ad Anguillara. C’è chi lo chiama il Mourinho della Tuscia. Che lo vede meglio come Zeman (ma senza sigarette e senza difesa bucata). E poi c’è chi lo vuole. In diversi, a dirla tutta. Qualche nome? Avvistati – in ordine sparso – San Cesareo, Agropoli, Terracina, Astrea, Cynthia (che dovrebbe buttarsi su un progetto baby stile Ajax, e quindi ci può stare), lo stesso Rieti, più un’altra dozzina di club che invece di recarsi al Martoni preferiscono usare il telefono. Quelli fidati quindi, che lo conoscono. E tra questi (passando al fantacalcio) si può facilmente arrivare alla Flaminia. “Nessun contatto – dice lui – Pensiamo al presente e tiriamo avanti”. Certo è però che Civita sta dietro l’angolo e che storicamente quelli del Madami se hanno gente buona intorno non se la lasciano sfuggire (vedi Lillo Puccica, piuttosto che Farris).
L’altra idea, quella romantica che nel calcio ci sta sempre, lo porterebbe sulla panca della Viterbese. E qui non è questione di voci e nemmeno di corridoi, semmai di amarcord. Tra Scorsini e il patron Camilli infatti c’è uno storico ottimo rapporto (si, non si direbbe ma anche Camilli può avere storici ottimi rapporti). Nato ai tempi del difensore Marco, capitano del Grosseto di Piero e mai andato in conflitto con la società. “A chi non farebbe piacere? – stavolta commenta così – Trovatemene uno…”. E come dargli torto.
Di sicuro quindi per ora ci sta solo che difficilmente Cialli lo tratterrà a Monterosi. Che il suo fido preparatore Fantoni lo seguirà (questo matrimonio è più solido di quello tra Sandra e Raimondo). E che la destinazione sarà la Serie D. Come se poi fosse poco.
E intanto Scorsini fa gola a mezza serie D
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