In principio, il diario di guerra del protagonista; classe 1923, “gommista in tempo di pace, in guerra, invece prima soldato della Regia Marina italica e poi radiotelegrafista nella Resistenza jugoslava”. Fu pubblicato dall’Anpi (associazione nazionale partigiani italiani) nel 2004. Poi, circa il 2011, al centro di letture sceniche dell’attore e regista Pietro Benedetti, tra i fondatori di quella “Banda del Racconto” che anima le passeggiate-racconto (ma non solo) dello scrittore e performer Antonello Ricci.
Dal successivo copione scritto (ideato da Giuliano Calisti e Silvio Antonini) a un vero spettacolo recitato, il passo è stato breve. Tant’è che, dopo un’anteprima al Museo della città e del territorio di Vetralla, ha debuttato a Viterbo, nella Sala Gatti di piazza delle Erbe, durante la manifestazione “Resist” organizzata dall’Arci. E quindi una lunga sequenza di repliche: tra il 2012 e il 2013, al festival “Caffeina Cultura” del capoluogo; al teatro Boni di Acquapendente; alla Casa delle Memoria e della storia di Roma; al cinema Astra e alla Casa della musica “Arturo Toscanini” di Parma; alla rassegna “Incontri Gentili” promossa dalla Provincia; all’Estate culturale di Civitavecchia, senza contare le non poche riproposte in vari istituti superiori del Viterbese e nella aule dell’Università degli studi della Tuscia. Nel corso del 2014 sarà di nuovo a Roma (Forte Fanfulla); al teatro Traiano di Civitavecchia; all’auditorium comunale di Lambrate (Milano) e al teatro Claudio di Tolfa.
La lunga premessa per segnalare la pubblicazione di “Drug Gojko. Storia di Nello Marignoli, partigiano viterbese nella Resistenza jugoslava” (Davide Ghaleb editore, pp. 58, euro 10), per la cura di Benedetti che sulla scena dà voce e corpo alle esperienze, le avventure, i drammi, le emozioni, l’orgoglio, insomma il fiero carattere di Marignoli.
“Nello – scrive Ricci nella nota allo spettacolo – è narratore di straordinaria intensità; tesse trame per dettagli e per figure, una dopo l’altra, una più bella dell’altra: la ricezione in cuffia, l’8 settembre, il disprezzo tedesco di fronte al tricolore ammainato etc. etc.”.
“Ho lavorato allo spettacolo – rileva Elena Mozzetta, che ha curato la messinscena – come spettatrice più che come regista, assaporando quella ricerca della verità che spesso è impossibile portare avanti e che è come lo spettacolo stesso un percorso vivo e sempre in divenire. Oggi posso dire che conosco un pezzettino di storia attraverso le peripezie, i dolori, le emozioni di un uomo, un bellissimo uomo, Nello Marignoli il Partigiano…”.