Per il Pd non è che sia un appuntamento determinante. Anzi, alla massa degli elettori passerà quasi inosservato (tant’è che i media ne parlano poco o nulla). Comunque sia, domenica prossima il popolo democratico delle primarie sarà chiamato di nuovo alle urne per eleggere il segretario regionale del partito e la competizione, soprattutto nella Tuscia, riveste una certa importanza perché potrebbe dare un’ulteriore scossa agli equilibri provinciali, se non addirittura provocare un vero e proprio terremoto.
Anche se – va ripetuto – è molto improbabile che ci sia una mobilitazione di massa (il voto è aperto anche ai non iscritti), perché tra i candidati da eleggere non c’è l’acchiappavoti Matteo Renzi, bensì tre figure di secondo piano: Fabio Melilli, reatino franceschiniano, Lorenza Bonaccorsi, renziana della prima ora, e il civatiano Marco Guglielmo. Insomma, una roba per addetti ai lavori.
Nella Tuscia comunque, il nervosismo è palpabile, giacché il gruppone degli ex cuperliani (col consigliere regionale Enrico Panunzi e il segretario Andrea Egidi in testa) si sono schierati con Fabio Melilli (dato per vincitore quasi certo grazie ai consensi che – si prevede – otterrà nella Capitale), mentre i renziani viterbesi, capeggiati dall’ormai leader doc Francesco Serra, hanno preferito la Bonaccorsi. Fin qui, tutto regolare, anche se un’eventuale messe di consensi per i secondi creerebbe senza dubbio ulteriori problemi a una segreteria provinciale già traballante dopo le primarie dell’8 dicembre e dalla quale gli aficiondaos del sindaco di Firenze sono rimasti fuori per loro scelta, proprio per marcare la differenza tra il vecchio e la ventata di novità che ha investito il partito.
Ma la vera e propria bomba – almeno a livello locale – è che al gruppo renziano s’è accodato quello militarizzato guidato nientepopòdimeno che da Beppe Fioroni, il quale ha piazzato la sua appendice viterbese Luisa Ciambella – detta anche la Merkel viterbese – al numero due della lista, subito dietro Francesco Serra. Una decisione che forse lascia intravedere, da parte dell’ex ministro, una sua strategia nella direzione nazionale (è uno dei pochissimi della vecchia guardia a farne parte, se non l’unico), ma che rischia anche di stravolgere i precari equilibri del Pd viterbese.
Tant’è che il nervosismo nel gruppone ex-cuperliano è palpabile. E nelle ultime ore è arrivato anche qualche colpo sotto la cintura (si parla di pressanti telefonate per convincere qualche esponente del Pd civitonico, detentore ovviamente di un bel pacchetto di voti, a non candidarsi), anche se rimane difficile capire quanto sia gossip e quanto sia realtà.
Fatto è che l’ennesimo scontro elettorale democratico rischia di trasformarsi nell’ennesima battaglia all’ultimo sangue per la sopravvivenza (politica) all’ombra della Palanzana. Certo è infatti che un’eventuale vittoria della Bonaccorsi nella Tuscia metterebbe definitivamente al tappeto Andrea Egidi e tutto il suo codazzo. Per questo i renziani viterbesi incrociano le dita. Ma tutti sono consapevole che, in un’elezione di scarsissimo interesse popolare, vincerà chi riuscirà a portare più truppe cammellate alle urne. Auguri.
Fioroni che si schiera con i renziani è la dimostrazione che a Viterbo la politica non è una cosa seria.