Immaginate per un attimo il Movimento 5 Stelle al Governo dello Stivale. Cosa accadrebbe? Al di là dei contenuti (alcuni dei quali sono sicuramente condivisibili) quale clima si istaurerebbe in tutto il Paese? E, soprattutto, quali sarebbero i rapporti dell’Italia con l’Europa?
Me lo sono chiesto – visto che il partito di Grillo alle ultime elezioni politiche un bel po’ di consensi li ha raccolti – soprattutto alla luce di quanto è accaduto in questi ultimi giorni, giacché quel senso di civiltà e di rispetto reciproco che – al di là della diversità di vedute – dovrebbe comunque essere una costante ineluttabile, è andato irrimediabilmente “a puttane” (e l’espressione usata, mi si perdoni, non è casuale).
Già, perché ne abbiamo viste di tutti i colori. E non starò qui a ricordare tutti gli episodi di vera e propria violenza (verbale e non verbale) cui noi cittadini elettori abbiamo dovuto assistere, che hanno trasformato la Camera dei Deputati in una vera e propria “fraschetta” (con tutto il rispetto per le “fraschette” vere, antichi luoghi di ritrovo popolare), dove è il turpiloquio (e non solo) a farla da padrone.
Uno spettacolo rivoltante e nauseabondo, generato dall’intolleranza e dalla ferma volontà di non rispettare le regole del gioco, che sono invece alla base della democrazia. Pensate, se n’è accorto lo stesso Grillo, che sabato s’è fiondato a Roma per raccomandare ai suoi di non esagerare (tranne poi inserire sul suo sito web quell’ignobile domanda che ha generato insulti di ogni tipo contro la presidente della Camera Laura Boldrini).
E allora, al di là di come ognuno di noi possa pensarla, forse sarebbe il caso di fermarsi un attimo e riflettere. Giacché, la democrazia dovrebbe basarsi su criteri ormai consolidati: le minoranze hanno il diritto-dovere di esporre le proprie ragioni e di contrastare le decisioni che non ritengono appropriate; ma le maggioranze hanno dall’altro lato il diritto-dovere di portare avanti le loro idee e di renderle operative. Sarà poi il cittadino, nel momento in cui si tornerà al voto, a premiare queste o quelle, secondo il proprio insindacabile giudizio.
Insomma, uno vale uno. Lo ripete lo stesso Grillo quando annuncia le sue consultazioni online. E allora, perché lo stesso principio non dovrebbe valere in Parlamento?
Sono sempre stato scettico nei confronti di Grillo e della sua formazione politica, perché ritengo che in politica – comunque la si pensi – bisogna sempre costruire e non distruggere. Ma questo mio sentimento è andato sempre più aumentando col passare dei mesi, quando ho visto che – avendo ottenuto milioni di consensi e un congruo numero di parlamentari – il movimento non ha mai tentato di migliorare le cose, ma ha sempre pensato a distruggere, isolandosi da tutti gli altri partiti e giocando costantemente al “tanto peggio, tanto meglio”.
Una posizione strumentale, tendente solo ad aumentare il proprio consenso facendo leva sui mal di pancia degli italiani, che invece in questo momento avrebbero bisogno dello sforzo di tutti i partiti per uscire dal tunnel più buio degli ultimi sessant’anni. Una posizione, oltretutto, che preoccupa perché è cresciuto il livello di violenza e di intolleranza, in Parlamento e fuori. Per ora siamo agli insulti, agli spintoni e agli schiaffi. Ma, se si continua così, c’è il serio rischio che si arrivi ai fucili…
Uno varrà pure uno, ma questi pentastellati stanno ampiamente dimostrando, con le loro gazzarre inconcludenti, con il loro insistito turpiloquio e con la loro demente violenza, di valere meno di niente.