27072024Headline:

“Dopo la gogna anche tanta solidarietà”

Melissa Mongiardo

Melissa Mongiardo

Avesse istituito il registro per le coppie “di fatti” quasi quasi le si poteva pure dare contro. Ma in realtà ha semplicemente certificato quello per le coppie di fatto. Non due tossici a braccetto. Bensì un paio di persone accomunate dall’amore reciproco. Che, in quanto membre di un pianeta sulla carta di proprietà collettiva (e in egual misura), hanno deciso di affrontare un percorso di vita comune. Seppur non certificato dal sacro vincolo del matrimonio. Quel matrimonio tra l’altro che, a sua volta, riporta in se il maggior numero dei delitti domestici. Casalinghi. Familiari. Quindi non può (e non deve) essere preso come metro di giudizio di un’unione stile “Mulino bianco”.
Ciò nonostante Melissa Mongiardo, dal giorno del fatidico sì (non quello dell’altare, ma quello della commissione comunale) è bersaglio di una serie d’insulti che fanno di Viterbo città medievale più delle mura o del palazzo Papale. Il comitato “Si alla famiglia” l’ha addirittura schiaffata sulla propria pagina Facebook. “Questa è la sua foto – il sunto del messaggio – Ora il nemico ha un volto”. Fortuna che l’estate sta dietro l’angolo e la legna scarseggia, altrimenti il rogo era quasi assicurato.
Come ci si sente ad essere bersaglio quotidiano di qualcuno? “Confrontarsi e rendersi conto di avere prospettive e vedute diverse è bello – dice proprio il consigliere Giovanna D’Arco, pardon, Melissa Mongiardo – è anche stimolante. Trovarsi alla gogna invece no. Fa male. Figuriamoci gli insulti e gli attacchi personali. Cose assai lontane dalla politica, dalla democrazia rappresentata dal popolo che ha scelto. Ma tiro avanti, forte delle mie convinzioni. Proseguo a testa alta, sicura di aver votato il meglio”.
La sottile linea che passa dalla riflessione all’umiliazione, dal parere al giudizio, dalla consulenza alla scomunica, è stata senza dubbio scavalcata. La crociata capitanata dalla signora Carla Vanni, alla quale partecipa (secondo lei) un numeroso esercito di conservatori senza tregua, è iniziata con la raccolta firme fuori dalle chiese. E poi conferenze stampa. Comunicati. Incontri. Ed ora, a guerra persa (guerra, non battaglia), viaggia addirittura in rete. “Quelli non sono i miei voti (elettori, ndr) – prosegue Melissa – E tutto sommato ne vado fiera. Certo avrei preferito dialogare. Ma non sempre si può pretendere tanto. Fortuna che la solidarietà non manca. Ieri mi ha contattata pure il senatore Sergio Lo Giudice. E prima di lui amici, esponenti politici, gente che nemmeno conoscevo. Grazie”.
E in tutto questo marasma, che ha portato solo ad un’aria da Far West, forse si è perso il vero senso del registro. Ossia quello di dare una scossa ai Palazzi al fine di uniformare i diritti del singolo individuo. “Nulla di più – chiude la Mongiardo – Lungi da me trattare argomentazioni religiose. Il nostro è semplicemente un tentativo di adeguarci al mondo fuori da Viterbo. Un atto dovuto, nonché piacevole”.
Amen. Anzi no, niente amen.

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