02122024Headline:

Tasi: nuovo tributo, vecchie incognite

tasse soldiContinua l’odiosa danza delle tasse locali su immobili, rifiuti e servizi pubblici e i contribuenti si vedono sempre più imbrigliati in un sistema di incognite e lungaggini. Basti pensare alla Tasi (tassa sui servizi invisibili), ennesima sigla per un’imposta che rischia di essere un altro esempio della cattiva condotta degli ultimi tre anni. Il continuo rincorrersi di cambiamenti normativo tassativo, infatti, è stato orchestrato con l’unico obiettivo di recuperare le risorse per le casse delle amministrazioni locali. La fantasia dei vari Governi ha dato vita a un macrocosmo di tasse, sottotasse e sovrattasse, frutto del caos generato a livello locale dalla riduzione dei trasferimenti statali e dai vincoli del patto di stabilità.

Ma in cosa consiste la Tasi (incorporata nella nuova di zecca IUC – Imposta Unica Comunale, varata con la legge di stabilità 2014)? Qual è il suo effettivo impatto sulla tassazione immobiliare del sistema delle imprese? L’ufficio studi di Confartigianato, in collaborazione con la Direzione politiche fiscali, ha analizzato gli effetti dell’introduzione della nuova tassa sia in termini macroeconomici che su sette profili tipo di piccole imprese.
Per prima cosa bisogna sottolineare che, in base a quanto contenuto nel decreto “Salva Roma” approvato il 6 marzo, i Comuni hanno la possibilità di aumentare dello 0,8 per mille l’aliquota della componente tassa sui servizi invisibili che, di conseguenza, per il 2014 potrà arrivare sino al 3,3 per mille. Ancora una volta i contribuenti dipendono dalla scelta dei Comuni che potranno applicare diverse aliquote Tasi. Bisogna poi analizzare il caso degli imprenditori: da un’aliquota base dell’1 per mille, si arriva ad una massima dell’1,9 per mille, considerato che l’aliquota Imu mediamente applicata è stata del 9,5 per mille e che la somma delle due non deve superare l’11,4 per mille.
Stando alla simulazione d’impatto condotta dall’associazione, con l’applicazione dell’aliquota base della componente Tasi (1 per mille) si avrebbe un aumento del 5,7% del prelievo sugli immobili delle imprese (+623 milioni). Se invece, com’è prevedibile, venisse applicata un’aliquota intermedia dell’1,6 per mille, l’aumento si attesterebbe al 9,9%. Se i Comuni si allineassero all’aliquota massima dell’1,9 per mille l’incremento raggiungerebbe il 12% con un impatto di 1.304 milioni.
È evidente che, a fronte di una semplificazione promessa e disattesa, rischiamo di scontrarci contro l’ennesimo aumento della pressione fiscale sugli imprenditori e sarebbe inaccettabile e definitivo per la maggior parte di loro. Bisogna assolutamente impedire che si concretizzi una visione tanto catastrofica per le nostre imprese.

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