27072024Headline:

“Zingaretti ha rivendicato successi non suoi”

zingarettiGiulio Marini, ha visto l’elargizione di venti milioni di euro che la Regione Lazio ha fatto a Rieti?

“Ho visto. E dopo appena un anno di governo Zingaretti. Bravi, a Rieti, ad esserci riusciti. E’ un grande risultato politico, perché di questo si tratta. Evidentemente in Sabina hanno un valido rappresentate politico che ha ottenuto quei soldi”.

Ogni riferimento a Fabio Melilli, presidente regionale del Pd – lo stesso partito di Zingaretti, ad occhio – non è puramente casuale.

“Guardi che non sto mica rosicando… Quando ero sindaco e Viterbo era amministrata dal centrodestra, siamo riusciti ad ottenere finanziamenti anche dalla Regione guidata dal centrosinistra”.

Oggi, invece, Zingaretti preferisce Rieti e snobba Michelini.

“Nei mie cinque anni abbiamo avuto 21, quasi 22 milioni di euro dalla Regione. Con Marrazzo prima e Renata Polverini poi”.

Anche con Marrazzo?

“Già. Ci diede un milione e mezzo di euro per due parcheggi. Sempre meglio dello zero assoluto di oggi, dopo un anno di Zingaretti”.

Ci dica dei 22 miloni. Anzi, dei 21 milioni 184 mila euro che la Regione ha dato al Comune di Giulio Marini.

“Vado a memoria: 1.9 milioni per il teatro dell’Unione, 750 mila per il parcheggio delle Pietrare, 750 mila per Valle Faul, 100 mila per rifare viale Trento, 400 mila per piazza Mariano Buratti a San Martino al Cimino, 750 mila per il marciapiede sulla via Francigena, 150 mila per il centro commerciale naturale e 59 mila per il locutorium entrambi di San Martino, 400 mila per piazza Unità d’Italia, 400 mila per la ripavimentazione di Corso Italia, 750 mila per l’asilo di Santa Barbara, 150 mila per la ristrutturazione dell’asilo di Monterazzano. E poi, naturalmente, i 13 milioni del progetto Plus…”

Basta, la prego.

“Ci sarebbero anche i contributi. 213 mila per il progetto Vedetta monumentale, 125 mila per Santa Rosa…”

Abbiamo capito: un sacco di soldi. Ma come avete fatto?

“E’ stato un lavoro duro e impegnativo. Di telefonate, intercessioni, viaggi su viaggi a Roma. Sempre col cappello in mano, sempre a chiedere, spiegare, illustrare i progetti”.

Come giudica il fatto che oggi non arrivi più nulla?

“Non è vero che non arriva nulla. Arrivano i rifiuti. Da Roma e anche da Rieti. La Regione ci dà la possibilità di guadagnarci il pane con la mondezza altrui, mentre a Rieti regala soldi contanti”.

Il paradosso dei paradossi. E l’altro ieri Zingaretti era pure in tour nella città dei Papi.

“Una passerella elettorale, semplice propaganda. Le racconto una cosa: sa che la prima volta che la Polverini venne a Viterbo da presidente, in occasione di San Pellegrino in Fiore, portò anche un contributo da 100 mila euro?”

Un bel regalino. Martedì all’hotel Salus, invece, Zingaretti non ha portato nulla.

“Non solo: a quanto ho letto, ha anche rivendicato successi non suoi. Per esempio sulla trasversale: lo sanno tutti che era roba vecchia, della precedente amministrazione. E poi, vogliamo parlare delle Terme? Anche in questo caso era stato fatto tutto prima: la Regione oggi ha dovuto cambiare soltanto due codicilli, per consentire al Comune di indire la gara d’appalto autonomamente. Ergo, non ha fatto niente”.

L’acqua e la mostruosa situazione della Talete?

“Nulla anche qui. Eppure la precedente legislatura regionale aveva iniziato un percorso per creare una new diligence in Talete e garantirne così la sopravvivenza. Poi tutto sfumò, ma invito gli attuali consiglieri regionali a riprendere in considerazione quell’ipotesi, che potrebbe servire per evitare il fallimento della società pubblica dell’acqua”.

La sanità?

“Zingaretti si è vantato dell’abolizione delle macroaree. Bella forza: anche noi eravamo contrari alle macroaree, perché era inevitabile che penalizzassero le province e avvantaggiassero solo Roma. Ci scontrammo pure duramente con la Regione, su questo. Senza paura né remore per la comune appartenenza politica”.

Addirittura.

“Già, perché l’acquiescenza, la sudditanza per ragioni di bandiera, certe volte non paga. Bisogna avere la forza di fare a sportellate anche con i colleghi di partito, se si vuole ottenere qualcosa per la nostra terra. Se si dice sempre sì signore non si risolve nulla. Anzi, è peggio. A Roma potrebbero pensare: se i consiglieri regionali viterbesi non si lamentano, se il sindaco del capoluogo non s’incavola, significa che a Viterbo va tutto bene così…Invece noi dobbiamo aprirci la strada verso la capitale spazzando via quella fitta nebbia nella valle del Baccano”.

Lei invece cosa faceva?

“Io se c’era bisogno litigavo. Con la Polverini e anche con Storace, che adesso, ironia della sorte, ritrovo nel mio stesso partito. Eppure arrivammo quasi allo scontro fisico”.

Addirittura.

”Giuro. Ma sa una cosa? Quando ricevetti un voto nell’elezione del presidente del Senato (nel 2006, quando qualche parlamentare burlone votò “Giulio Marini”, allora senatore, invece del candidato pd Franco Marini, ndr), lui, Storace, si alzò in piedi e fece partire l’applauso. Perché ci si scanna pure, in politica, ma poi ci si rispetta anche per le battaglie combattute”.

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