30052024Headline:

Due cliniche a rischio: “Sindaco, che fai?”

Il pronto soccorso di Belcolle

Il pronto soccorso di Belcolle

Lei nel dubbio l’ha interrogato. Per una questione tanto umana quanto politica. Un problema attualissimo e doloroso. La maledetta piaga della disoccupazione. E ora, a domanda aperta, si tratta di capire come lui risponderà. Un po’ di tempo però glielo si può concedere, data l’importanza dell’argomento.
Lei è Martina Minchella. Giovane consigliere comunale sponda Pd, con l’occhietto strizzato verso il buon Renzi. Lui è il sindaco di Viterbo Leonardo Michelini. Forse Leo, per gli amici. Ma non importa. Ora si sta parlando del decreto Balduzzi, che con la città dei Papi poco c’entra, se non per i guai che le arrecherà. Ole’.
Il Balduzzi verrà attuato dalla Regione a breve (poi i tempi burocratici sono tempi burocratici). E, in sostanza, verterà sui famosissimi e sempre di moda tagli. Stavolta in nomination alla Pisana ci stanno gli standard ospedalieri. In modo specifico “i requisiti dimensionali dei centri privati di ricovero dei malati acuti”. Che, tradotto in linguaggio di pubblico dominio, sarebbe chiusura delle cliniche Santa Teresa e Salus. Non solo. Conseguente perdita del lavoro di un sacco di gente. “Ed è folle – attacca la Minchella – Ogni volta che si deve sforbiciare lo si fa qua. Laddove già i disagi sono enormi. Forse la faccenda va rivista. E soprattutto chi di dovere deve alzare la voce. Per questo motivo ho chiesto il parere del primo cittadino. Come vogliamo affrontare la cosa?”.
Cosa, se non bastasse, che va osservata in doppia ottica. Da un lato coloro i quali rimangono a spasso. Che non è mai bello, di sicuro. Dall’altro i quarantaquattro non gatti ma letti che si andranno a perdere. Che uno già per farsi la risonanza è costretto ad attraversare cinque stati, se serrano pure le uniche strutture utili la frittata è bella che servita. “E non solo – prosegue la quota rosa – Quei posti mancanti graveranno su Belcolle. Che a sua volta già oggi non riesce a soddisfare il bacino che gli gravita intorno. Ed un nostro assistito costretto a migrare in un’altra regione ci costa denaro. Per non parlare poi del momento. L’estate è dietro l’angolo. E storicamente è il periodo in cui più si va in emergenza. Nei numeri e nel personale”.
E questo grosso modo è tutto. Tralasciando passati burrascosi e quesiti datati, il punto verte su servizio offerto e perdita del lavoro. “Livelli occupazionali e assistenza – chiude la Minchella – facciamo in modo di fermare la mannaia della Regione”.

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