Oltre due milioni di euro per 324 lavoratori: questi sono i dati che riguardano le pratiche lavorate dagli uffici Inca della Cgil di Viterbo e provincia, al netto delle pratiche inerenti aziende e lavoratori del distretto della ceramica di Civita Castellana.
Sono comunque dati se pur parziali, che fanno però riflettere ancora di più sulla gravità della crisi, sul grande ruolo giocato dagli Ammortizzatori sociali in deroga, sul valore dello stato sociale ed anche sulla necessità di una riforma organica sia degli Ammortizzatori sociali che delle politiche attive del lavoro. Dunque tra il 2012 ed il 2013 gli uffici Cgil di Viterbo e provincia hanno lavorato circa 400 pratiche. Di queste sono andate a buon fine, tranne qualche eccezione che stiamo cercando di chiarire con la Regione Lazio e l’Inps, circa 324 pratiche.
Queste pratiche hanno assicurato ai lavoratori che avevano perso il lavoro e non avevano la garanzia della mobilità ordinaria perché provenienti da Aziende al di sotto dei 15 dipendenti, una entrata, pari all’80% della media delle ultime tre mensilità percepite. Il valore complessivo degli importi erogati è stato nel 2012 di 1.387.200,00 € e nel 2013 di 748.800,00 €. Complessivamente per gli anni 2012-2013 le pratiche lavorate dal Patronato hanno permesso l’erogazione di 2 milioni e 136 mila euro a circa 324 lavoratori di Viterbo e Provincia. Dovremmo avere i dati complessivi dall’Inps per valutare l’impatto economico di tutte le pratiche lavorate anche dagli altri patronati ma già solo questi dati ci fanno capire come lo stato sociale può fare molto quando la crisi morde in maniera feroce il mondo del lavoro.
Ora la mobilità in deroga di fatto è stata soppressa (per mancanza di risorse) e ci apprestiamo a salutare definitivamente anche la mobilità ordinaria, che grazie al governo Monti e al ministro Fornero cesserà alla fine del 2016, quando i lavoratori licenziati avranno solo l’Aspi (disoccupazione) per 12 o 18 mesi e niente di più, a meno che non intervenga il governo attuale. Se volessimo poi valutare semplicisticamente in termini macro-economici l’entità della prestazione, la sola mancata erogazione della mobilità in deroga avrebbe significato per la Provincia di Viterbo 2 milioni circa di euro circolanti in meno con quello che significa in termini di consumi e di spesa per le famiglie.
Questi dati drammatici sul versante lavoro e sullo stato dell’economia nel nostro territorio ci colpiscono severamente e ci devono scuotere. Devono scuotere in primo luogo la politica e le amministrazioni locali che devono farsi motori di forti iniziative, senza perdita di ulteriore tempo, che con il supporto fondamentale ed inderogabile anche delle parti sociali, delle organizzazioni del terzo settore e dell’Università, affrontino i problemi principali:
• la perdita del lavoro e le sue conseguenze sociali
• riportare il lavoro nei nostri territori
• aumentare le tutele sociali per i cittadini, i lavoratori e le aziende in difficoltà
• diminuire le disparità sociali
Queste nostre preoccupazioni sulla tenuta sociale ed economica dei nostri territori non devono assolvere quelle aziende, quei lavoratori, quei sindacati e associazioni datoriali, quei consulenti del lavoro che hanno utilizzato gli “ammortizzatori sociali” in modo distorto, eludendone il valore sociale per scopi individuali e non collettivi, danneggiando i lavoratori e le aziende oneste. Queste distorsioni corrono il rischio di determinare sulla riforma del lavoro e degli ammortizzatori sociali una discussione impropria basata solo sulla necessità di ridurre i diritti e non di rafforzarli sconfiggendo le ingiustizie.
La critica va sempre accompagnata dall’autocritica se vogliamo andare avanti, praticando azioni e trovando soluzioni condivise. Ma bisogna fare in fretta, la crisi non è finita e le conseguenze che ne deriveranno ancora non le conosciamo fino in fondo.