28042024Headline:

Franceschini, bentornato a Viterbo

Michelini e Mulè: il taglio del natro al Dome

Michelini e Mulè: il taglio del natro al Dome

Ci sono palle e palle. C’è quella reale, la (mezza) sfera piantata nel bel mezzo di piazza del Plebiscito, inaugurata ieri: è Dome, la cupola che è il cuore di Panorama d’Italia. E poi c’è la palla metaforica, nel senso di noia, cioè l’incontro-intervista col ministro dei Beni artistici e culturali Dario Franceschini, il primo appuntamento dell’iniziativa culturale, nata dall’omonimo settimanale, che occuperà coi suoi eventi e i suoi dibattiti la città fino a sabato, ottava tappa del viaggio in Italia che si concluderà alla decima in quel di Salerno. Ma andiamo con ordine, nel rispetto del sacro principio del “a ciascuno la sua palla”.
Il Dome, prima. Inaugurato all’ora del tè in piazza del Comune dal direttore di Panorama Giorgio Mulè e dal sindaco Michelini, che con un taglierino squartano la porta di carta all’ingresso, tra gli sguardi curiosi dei passanti. Cosa ci sarà mai dentro questo guscio bianco, a metà tra igloo artico e infrastruttura spaziale? C’è un mondo virtuale fatto di uno schermo panoramico circolare, che trasmette immagini storiche (anno per anno, gli eventi più importanti associati alle

Dentro la cupola

Dentro la cupola

copertine del periodico), scorci della Tuscia, e interagisce coi messaggi dei social network. Dal cielo, anzi dal soffitto, scendono degli Ipad a disposizione dei visitatori, come a disposizione – previa prenotazione gratuita – si possono provare i Google glass, gli occhiali della realtà aumentata e connessa. Un posto strano, dunque, non solo fuori ma anche dentro, a metà tra showroom e percorso sensoriale, talmente sensoriale che dopo qualche minuto la testa comincia a girare ed è meglio uscire a prendere una boccata d’aria.
Le ardite schiere di autorità, cronisti, forze dell’ordine e hostess (la ragione più seria per tornare a visitare il Dome il prima possibile) restano in attesa, mentre il sole scende e il cielo minaccia pioggia, per accogliere il ministro Franceschini, per la terza volta in sei mesi ospite della Tuscia (matrimonio a Sutri compreso) ma oggi orfano del Gran Cerimoniere Beppe Fioroni. “A Viterbo c’è freddo”, sussurra Franceschini appena sceso dalla Bmw ministeriale. Poi sale su a Palazzo dei priori, per essere intervistato da Mulè e Alessandro Banfi, direttore di Tgcom24. Mulè – forse per spirito di corporazione – fa subito un gran favore ai colleghi di provincia (che sentitamente ringraziano), con la prima e unica domanda a tema: “I giornali locali di oggi rilanciano l’ipotesi di un museo dei conclavi. Che ne pensa?”.

L'arrivo di Franceschini in Sala regia

L’arrivo di Franceschini in Sala regia

E Franceschini: “Sto cercando di sfatare uno dei più grandi di tabù della cultura italiana, il rapporto tra pubblico e privato. Al turista interessa poco se un museo è di proprietà comunale, statale, della curia, di una fondazione o di un provato. Quel che conta è l’offerta. Perciò stiamo lavorando per creare offerte integrate, sistemi museali concordi per orari, biglietti, formule. Questa può essere una grande risorsa per le relatà medio piccole italiane, le città d’arte che sono già sole un esempio di museo diffuso”. Belle parole, ma sempre troppo vaghe, troppo scritte. E così prosegue il dibattito, mentre la platea (inizialmente un po’ scarsa) comincia a riempirsi: tutti temi di massima, nessun riferimento alle tematiche locali, che pure non mancherebbero ma che forse non interessano il ministro né i suoi intervistatori. Unico riferimento, all’albergo diffuso, altra soluzione che si attaglierebbe alla perfezione a città di provincia come Lecco (anzi, no scusate: Viterbo, siamo a Viterbo). Insomma, è stato un bel talk show – anche se dicono che la formula sia in crisi – ma nessuna clamorosa novità per Viterbo. Una palla, ecco. E allora non resta che confidare nell’appuntamento di stamattina, quando ad inaugurare il museo civico di piazza Crispi arriverà Vittorio Sgarbi. Sempre cultura, ma con altre cifre.

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