02122024Headline:

Caro Egidi, basta col pallottoliere

Il segretario provinciale del Pd Andrea Egidi

Il segretario provinciale del Pd Andrea Egidi

Nei giorni passati Andrea Egidi , segretario provinciale del Pd eletto in un congresso poco più di un’anno fa ma che sembra un secolo, ha “integrato” la segreteria , che è un organismo di lavoro e collaborazione di sua diretta responsabilità.

Adesso sono 13/14 che hanno nel Pd maggiori impegni esecutivi. L’ha fatto sostenendo la necessità “unitaria”. Andrea m’ha proposto di far parte di questo organismo, ma ho declinato. Infatti ritengo che la questione vera sia come il Pd, anche a livello locale, interpreti e declini profilo e l’ambizione di partito che Matteo Renzi sta realizzando in ambito nazionale. Che non vuol dire allineamento gerarchico , ma consapevolezza che le primarie dell’8 dicembre, e poi il voto europeo, nonché l’incalzante azione riformatrice di governo e parlamentare che catalizza l’attenzione del dibattito politico e mediatico, hanno travolto ritmi e liturgie e imposto invece un nuovo approccio alle questioni.

Insomma chi se lo ricorda più il congresso degli iscritti che ha eletto Andrea , le polemiche sul tesserificio, le percentuali e gli accordi di corrente fatti, siglati, saltati, rifatti, Epifani era segretario nazionale, insomma veramente sembra un’altra epoca. Perché poi arriva l’8 dicembre , finalmente le primarie aperte senza tante titubanze, e Renzi, anche a Viterbo con oltre 10 mila cittadini fanno fila ordinata con percentuali straripanti sbaraglia tutti, compresi i big locali che in fila ed “insieme per un nuovo inizio” hanno vinto colle tessere il congresso provinciale a mani basse e nelle piazze perdono pure la strada di casa.

Allora il tema non è giocare col pallottoliere delle percentuali di quel congresso, coi “territori esclusi” , tot a me e tot a quelli, gli equilibri e i tatticismi dove pure noi adepti ci perdiamo. La soluzione non può essere la prolunga di quello che c’era prima, se non c’è invece una cesura politica chiara.

Riguarda tutti beninteso. O capiamo veramente cosa è successo, il segnale che il Paese – pure stanco e incazzato a ragione – ha dato votando come ha votato nelle politiche, alle primarie nostre dove ha visto una speranza, ancor più alle europee dove ha voluto dare a questa speranza al governo la forza per fare e non per chiacchierare, o altrimenti ci stiamo baloccando. Non è che dobbiamo convertirci al nuovo credo ; dobbiamo solo – ed è più difficile se dobbiamo abbandonare una idea (e qualche volta qualche cosa di più solido ) rassicurante e comoda della politica – capire che si cambia davvero. Senza riserve mentali .

E questo cambiamento bisogna declinarlo anche qui , soprattutto qui; dove ai sedimenti storici di una provincia arretrata e isolata, sommiamo una politica , anche di casa nostra, che non ha brillato per coraggio e sfide al futuro.

E allora la battaglia politica e culturale che Renzi sta proponendo al Paese perché cambi e si rinnovi in profondità e seriamente, ha – nella Tuscia – una ragione in più per essere sostenuta con convinzione e senza esitazioni, in ogni comune, in ogni circolo, in provincia, nel rapporto colla regione, dove possiamo e dobbiamo. Anche quando questo significa mettere in tensione riferimenti, linguaggi, radicamenti organizzativi, insediamenti istituzionali , rendite di consenso che di cambiare non ne vogliono sapere , e che chiedono ancora a noi , ad un Pd vissuto ancora come continuità di tradizioni politiche senz’altro nobili, di essere in qualche modo però elemento di conservazione.

E’ questo il terreno e l’asticella per cui penso può essere stimolante e soprattutto necessario misurarsi.

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