Dieci maggio 2015: il capoluogo si trasforma, ancora una volta, in una piacevolissima “Città a colori”. Che poi altro non sarebbe se non il puntuale mega-contenitore di eventi messo in piedi da quei folli di “Viterbo con amore”.
Ora, l’elenco completo delle attività, seppur raggruppate in appena 24 ore, ha richiesto la fatica di scrivere un pezzo a parte. Per quanto riguarda invece gli organizzatori, e data la portata della faccenda, forse è bene fermarsi un attimo e spendere due parole su una delle più belle storie nate (e mai concluse) all’ombra della Palanzana.
“Viterbo con amore” si plasma attorno alle mani sapienti di Don Alberto (male chi non lo conosce), nell’anno 2001. Il parroco tutto pepe può contare sull’appoggio di diversi pilastri. E si inventa così il concetto di “fare rete”. I nostri, infatti, dagli albori non hanno un obiettivo preciso e mirato. Se non quello di supportare le altre associazioni. Sposando questa o quella causa. Sostenendola (moralmente, ma anche economicamente), al fine di centrare un risultato entusiasmante. “Già, siamo per la condivisione – racconta una delle teste pensanti, nonché il presidente, Domenico Arruzzolo – e abbiamo chiuso più di 80 missioni. Insomma, ci diamo da fare. O almeno, ci si prova”.
Siamo nel 2015, come detto in apertura, e le missioni in corso sono solo tre. “No, non ci ha piegati la crisi – scherza sempre lui – anzi, abbiamo optato per il ‘poco ma buono’. O meglio, ‘poco ma grosso’. Ci siamo dati il tema della casa. E ne è uscito un trittico interessantissimo. Andiamo per ordine. Il progetto della fondazione
Oltre noi. Ossia la casa del futuro. Perché anche nel viterbese si possa garantire un futuro di piena integrazione sociale a persone con disabilità fisica, motoria e sensoriale. Il progetto Oltre la povertà. Cioè la casa dei diritti sociali della Tuscia, con la raccolta di generi alimentari, abbigliamento, corsi di lingua italiana, e via dicendo. Il progetto Oltre il confine, la casa dei diritti dei bambini. Che prevede l’allargamento di un asilo, inteso come centro di vita a 360 gradi, a Gabro. In Etiopia”.
Le cose vanno avanti (alla grande) tra sorrisi e tanta fatica. Si passa da una cena di raccolta fondi ad uno spettacolo a 200 km. Da una nuotata solidale alla classica lotteria. Quella con due euro e mezzo di biglietto tiene in piedi tutta la baracca.
Ed eccoci giunti all’ennesima “Città a colori”.
“Diciamo solo che non vedo l’ora di giocare col biliardino lungo quasi otto metri – chiude Arruzzolo – dieci palline in campo e ragazzi del comitato paralimpico che le suoneranno a tutti. Veniteci a trovare, sarà divertente ed educativo”.