13122024Headline:

Il Pd di oggi ha perso le piazze

I rimpianti per le vecchie feste dell'Unità, dove ci si poteva confrontare

La festa dell'Unità in piazza del Gesù

La festa dell’Unità in piazza del Gesù

Non si vogliono sentire i precari della scuola, quelli esclusi dal piano di assunzioni dopo anni di insegnamento.

Non si vogliono ascoltare i lavoratori a cui non vengono rinnovati i contratti oppure vengono licenziati e riassunti con il contratto a tutele crescenti senza la tutela dell’art. 18.

Non si vuole ascoltare il mondo del lavoro che chiede una politica industriale e investimenti che ci portino fuori dalla crisi.

Non si ascoltano i pensionati a cui il taglio del welfare e dei servizi nella sanità provocherà ulteriori difficoltà e disagi.

Non si ascoltano i giovani ed i precari a cui il Jobs Act regala ulteriore precarietà.

Non si ascoltano le migliaia di lavoratori che non avranno più le tutele degli ammortizzatori sociali come li abbiamo conosciuti ma solo un periodo di disoccupazione, con un importo ridotto e senza più Mobilità.

Non si ascolta il mondo della scuola e della ricerca che chiede una riforma “decente” e non una ulteriore “privatizzazione” con forte penalizzazione del sistema pubblico.

Non ascolta i cittadini che chiedono un maggior impegno contro la corruzione, il clientelismo e l’evasione fiscale.

Non ascolta la società civile che vuole il rispetto delle battaglie referendarie vinte dai cittadini.

Non ascolta le ragioni di chi vuole un migliore e più attento impegno sul tema dell’accoglienza e dell’immigrazione.

Un selfie del presidente del consiglio Matteo Renzi

Un selfie del presidente del consiglio Matteo Renzi

Il Pd non ascolta più nessuno, succube di un premier che senza essere stato eletto da nessuno vuole governare senza opposizione, senza critiche, denigrando la rappresentanza sociale e del mondo del lavoro, distruggendo le radici storiche della sinistra e preferendo allearsi con Verdini, il peggio del peggio della destra italiana.

Se un partito e un Governo non vogliono ascoltare le ragioni dei cittadini, non gradiscono le opposizioni, interne ed esterne, possono pretendere di essere ascoltati?

Forse sono queste le ragioni dei “dibattiti stanchi e con poca gente”.

E’ vero, “la festa non c’è” perché non c’è niente da festeggiare.

Il premier si gongola nei suoi proclami che sistematicamente vengono demoliti dai dati sulla disoccupazione e dalle tante miserie e tragedie che il nostro paese sta vivendo negli ultimi anni.

Dobbiamo ammetterlo, abbiamo un certo rimpianto per le vecchie feste dell’Unità, perché quello era il luogo della militanza e della partecipazione, della discussione e dell’ascolto con il territorio, con gli iscritti e i militanti del partito.

Era un luogo dove tutti i cittadini si sentivano ben accolti e dove i dirigenti esercitavano il valore e la rappresentatività con la propria base e con gli elettori misurando con la gente il valore dell’esercizio del proprio ruolo.

Era un luogo dove la società poteva trovare un interlocutore, magari litigando e scazzandosi ma dove uno si poteva esprimere ed essere ascoltato.

Ma soprattutto era un luogo, così come le sezioni sparse nel territorio, dove il Partito (che non era né leggero né elettorale) prima ascoltava, e poi elaborava la linea politica e di governo delle amministrazioni in cui governava.

Oggi non è più cosi. Oggi non si ascolta più. Oggi si proclama e si pretende ubbidienza.

Un modesto consiglio agli amministratori e militanti del Pd.
Se volete essere ascoltati prestate ascolto a quello che la società civile, il mondo del lavoro e dell’associazionismo, gli insegnati e gli studenti, i sindacati, i lavoratori e i precari, i giovani e i pensionati (in definitiva una larghissima parte del paese) vi racconta altrimenti rimarrete sempre più soli e isolati.

Ritroviamoci nelle piazze, ascoltiamo di più i cittadini, torniamo nel territorio e nei posti di lavoro, misuriamoci con le associazioni ed i comitati di cittadini, affrontiamo le difficoltà e le criticità senza eluderle o nasconderle, costruiamo una alternativa politica che riprenda le radici e i valori fondanti della sinistra: democrazia e partecipazione.
Non serve una “location” ma una pratica e una politica diversa.

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