
Il castello di Vulci
E te pareva. Dopo l’articolo pubblicato ieri su queste colonne, ecco la classica segnalazione del lettore. L’argomento, tanto per essere precisi, è quello dei (presunti) fantasmi che si aggirano dentro al castello di Vulci. Un tema spinoso, delicato. Non tanto perché di mezzo ci sia chissà cosa, quanto magari perché di raccontare una storia del genere, e di metterci pure la faccia, non tutti se la sentono.
La mail che quindi andremo a sviluppare, porta firma di “Una comitiva di ragazzi viterbesi”. Nulla più. La prendiamo però per buona. Giacché, trattandosi di fantasmi, capire dove sta il vero o il falso è impossibile.
Invitiamo, anzi, se avete materiale o testimonianze simili, a contattarci. In forma pubblica o privata, a voi la scelta.
Ed eccoci.
Siamo una comitiva di ragazzi viterbesi che ieri ha letto l’articolo “Aiuto, i fantasmi nel castello di Vulci”. Uno di noi ha trovato il pezzo in rete, e subito ha telefonato agli altri.
Nel 2008 siamo andati proprio a Vulci, al castello, per la classica visita guidata. Al nostro arrivo c’era un’altra comitiva, proveniente da Roma. Nel forte non vi erano altre persone. Solo i guardiani.
Appena entrati, davanti alla scalata principale, un bambino sui 5-6 anni ci ha divisi a metà. Ha tagliato il gruppo in due, correndo. Ci ha sorpassati ed ha proseguito.
Nessuno di noi ha pensato a qualcosa di strano. I bambini giocano, lo fanno sempre e ovunque. Così il tour è proseguito regolarmente e si è concluso.
All’uscita abbiamo incontrato i romani. Che, guardandoci, ci hanno detto: “Ma vostro figlio dov’è?”. E noi: “Non abbiamo figli, a chi vi riferite?”. Loro: “A quello che correva appena entrati”.
Siamo rimasti di pietra. E, per sicurezza, abbiamo aggiunto: “Credevamo fosse con voi”. Ma niente. Non “apparteneva” a nessuno. E manco ai guardiani, che per scrupolo abbiamo contattato.
Da quel giorno lì, dal 2008, siamo sicuri di aver visto un fantasma. O, come altro chiamarlo? Un bambino fantasma? Poco cambia.
Nel tempo abbiamo raccontato la storia a diverse persone. Molti gli increduli, altri ci hanno dato retta, diversi ci hanno presi per pazzi.
L’articolo di ieri di Viterbopost ci ha fatto un po’ giustizia. Quindi grazie, e speriamo che vogliate pubblicare la nostra testimonianza.
Firmato, “Una comitiva di ragazzi viterbesi”