
Gli ascensori durante i lavori
Proprio ieri l’assessore Alvaro Ricci, su queste colonne, ha spiegato come mai i famosi cartelli della discordia siano ancora lì, dove li avevamo lasciati a dicembre. Ora, si può essere o non essere d’accordo con lui. Dicesi “democrazia”. Un paio di sue considerazioni però meritano comunque approfondimento. Lungo e doloroso approfondimento. “Ho provato a fare cose – aveva raccontato – e penso di esserci anche riuscito. Tutto si può fare meglio, tutto è migliorabile. Di sicuro comunque ho aperto capitolati che erano immobili, e ho tentato di dargli vita”.
E questo è indiscutibile. Ricci è senza ombra di dubbio uno dei più attivi della cricca. E quando si fa, si sa, si è soggetti a critica. In una città che dell’immobilismo totale ha fatto il suo storico cavallo di battaglia (basta pensare alla superstrada, alla ferrovia, alla storia recente e non).
“Leggo che l’infomobilità è da rifare per intero – spiega – per quattro numeri che sono venuti via. Sciocchezze. Stiamo provvedendo a rifarli in pietra, così saranno eterni. E non con una super-spesa. L’esperienza insegna. Ok, avremo anche commesso un piccolo errore. Ma ci venga anche dato modo di correggere”.

L’assessore Ricci, insieme alla vice sindaco Ciambella
Altro attacco frontale, gli ascensori. “Nemmeno son partiti – illustra – che già per qualcuno non funzionavano. Ci vuole tempo per le cose. Sono stati costruiti e collaudati, ora vanno dati ad una ditta. La burocrazia è lenta. Ma i problemi stanno a zero, gli ascensori vanno, e seppur non dovessero andare, basta spingere un pulsante e ti vengono a tirare fuori. Come in ogni condominio. Tra l’altro, per essere proprio precisi, al campanello corrisponde un numero di telefono. L’operatore deve essere reperibile, ma non è che dorme in un casottino lì vicino, pagato per far nulla. Dico ciò perché, tra altre cose, ho sentito pure questa”.
Avanti. Anzi, dei cartelli si è già detto ieri, come ribadito in apertura. Eccoci quindi all’ultimo parere: le telecamere. “Vengo attaccato per mille cose – chiude Ricci – dettagli, sviste, idee soggettive e non oggettive. Poi qualche cretino decide di bruciare 30mila euro di telecamere, e nessuno alza la voce: l’ho fatto solo io. Come se fossero le mie. Quelli sono soldi pubblici, altroché. Pare quasi che il problema sia l’assessore. Che facciamo, eliminiamo lui? Così i vandali continuano a farsi gli affari loro? Robe da pazzi”.
E come dargli torto.