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La guerra vista con gli occhi di una donna

Daniela Di Sora inaugura "Gli Speciali" della Biblioteca con una traduzione dal russo

L'editrice e traduttrice Daniela Di Sora inaugura "Gli Speciali" della Biblioteca Consorziale

L’editrice e traduttrice Daniela Di Sora inaugura “Gli Speciali” della Biblioteca Consorziale

La guerra vista con gli occhi di una donna. La tragedia del secondo conflitto mondiale letta, analizzata e commentata con la tenerezza che solo una donna è in grado di esprimere. Parla di questi temi il libro di Elena Rževskaja, tradotto da Daniela Di Sora e presentato alla Biblioteca consorziale di Viterbo nell’ambito degli appuntamenti “Gli Speciali”, la rassegna culturale organizzata dal commissario straordinario Paolo Pelliccia. “Memorie di una interprete di guerra” è il primo di venti appuntamenti che si snoderanno fino a domenica 12 giugno nella sala conferenze della Biblioteca in viale Trento. Domani sarà la volta di Mario Baudino, giornalista de La Stampa, che presenterà il “Lo sguardo della farfalla”. “Con questa rassegna – sottolinea Pelliccia – vogliamo sviluppare una serie di appuntamenti che permettano alla gente di avvicinarsi ancora di più alla nostra Biblioteca. La presenza di Daniela Di Sora è l’occasione per parlare di editoria, di libri, di cultura. Del lavoro e della passione che ci mettono gli editori. E Daniela è una di loro. Una donna appassionata del suo lavoro che è anche qui per descrivere tutto l’impegno che c’è alle spalle della scrittura e dell’uscita in libreria di un libro”.

Daniela di Sora è studiosa di culture slave ed editrice. Si innamora della letteratura russa da adolescente (dopo aver letto Delitto e castigo di Dostoevskij) e da quel momento non ha mai smesso di studiare il mondo russo e slavo in generale. Ha anche fondato nel 1994 la casa editrice Voland che ha vinto il Premio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali “per aver svolto attraverso la pubblicazione di traduzioni di elevato profilo un importante ruolo di mediazione culturale”. Di Sora ha conosciuto la pronipote della scrittrice Rževskaja. Da quel momento è iniziato un lungo percorso che l’ha portata a leggere il libro “Memorie di una interprete di guerra” (uscito intorno alla metà degli anni ’60) e a tradurre l’intera opera.  Elena Rževskaja ha appena 22 anni quando diventa interprete di guerra. Viene da una buona famiglia, lavora in una fabbrica di orologi ma capisce che è arrivato il momento di dare una svolta alla sua vita. La Germania di Hitler ha da poco invaso l’ex Unione Sovietica e la giovane decide a modo suo di servire il proprio paese. Raccoglie una serie infinita di appunti che descrivono i lunghi anni del conflitto fino all’arrivo dei russi a Berlino e le circostanze misteriose del riconoscimento del corpo carbonizzato di Hitler. Dalle sue parole si evince la drammaticità della guerra, la sofferenza che lei stessa prova nel vedere i prigionieri (siano essi russi o tedeschi).  Nel libro vengono anche raccontati piccoli episodi di vita quotidiana, aneddoti visti con gli occhi di questa ragazza. “La difficoltà maggiore non è stata la traduzione in quanto tale, ma rendere lo stesso livello di tenerezza dei racconti di Elena Rževskaja”, commenta Daniela Di Sora.

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