La Camera ha definitivamente approvato il provvedimento denominato “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”: una legge che fa fare un passo avanti al nostro Paese in termini di civiltà. Una legge che estende diritti e doveri alle coppie omosessuali che acquisiscono la possibilità di legittimare la loro unione e alle coppie eterosessuali non unite in matrimonio. Per le prime in particolare il diritto alla assistenza morale e materiale, la comunione dei beni, i diritti successori, il dovere di coabitazione, la possibilità di acquisire un cognome comune; per le seconde, fra gli altri, i diritti relativi alla assistenza ospedaliera e carceraria, la possibilità di delegare al convivente scelte fondamentali sulla salute, fino a questo momento impedite e il dovere di tutelare il soggetto più debole in caso di separazione. Una legge lungamente attesa, una rivisitazione del diritto di famiglia in grado di dare risposte a tante famiglie che rappresentano un pezzo consistente del nostro Paese.
Una legge che riconosce alle coppie omosessuali e eterosessuali “di fatto” pari dignità estendendo loro diritti e doveri. I quali, diritti e doveri, non per questo si restringono per le coppie che hanno scelto l’istituto del matrimonio. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato nel 2015 il nostro Paese per discriminazione operata sulla base dell’orientamento sessuale. Voglio però pensare che questo provvedimento abbia visto la luce prima di tutto per la volontà di questo Parlamento e di questo Governo di dare al nostro Paese una legge capace di raccogliere le istanze di quanti hanno subìto derisioni e osteggiamenti, di quanti non hanno potuto assistere il partner nei momenti più delicati, di quanti hanno dovuto vivere la loro vita di coppia in silenzio e nella impossibilità di realizzare pienamente se stessi.
Alessandra Terrosi
Deputata del Partito democratico