Domani scade il versamento della prima rata dell’Imu e Tasi pagata dalle aziende, imposizione che pesa in maggioranza sulle piccole imprese: il 53,3% degli immobili strumentali posseduti da soggetti diversi dalle persone fisiche e il 67,9% del valore – sotteso alla rendita catastale – si riferisce a immobili di proprietà di micro e piccole imprese.
Nel corso del 2016 è prevista un’attenuazione della pressione fiscale su famiglie e agricoltori. Strategie apprezzabili e certamente necessarie, quel che rimane oscuro è il motivo che spinge a persistere in un immobilismo cieco di fronte all’emorragia alla quale continuano ad essere sottoposte le nostre piccole e medie imprese. Non si comprende o non si vuol comprendere, a questo punto il dubbio è lecito, che le micro realtà artigiane, che di fatto costituiscono il tessuto produttivo del nostro Paese, non possono sopportare il carico fiscale al quale sono sottoposte.
Entro la fine del 2016 si prospetta un alleggerimento del carico fiscale immobiliare sulle famiglie per effetto della abolizione della Tasi sull’abitazione principale, con un intervento di 3.694 milioni di euro. In parallelo l’agricoltura beneficia di un intervento sull’Imu sui terreni agricoli per 405 milioni di euro mentre sul fronte delle imprese si annovera un intervento sui capannoni limitato ai cosiddetti “imbullonati” per 530 milioni di euro. Gli interventi adottati, però, non hanno ancora corretto la pesante distorsione del prelievo determinata dalla “tassa sulla tassa” pagata dalle imprese a causa del meccanismo perverso della indeducibilità dell’Imu che per una micro impresa determina un maggiore prelievo Irpef ed Irap.
Nel dettaglio sui 3.158 euro di Imu pagata dall’impresa si deduce il 20%, pari a 632 euro e sui restanti 2.526 euro di Imu indeducibile ai fini dell’imposta sui redditi si paga una maggiore Irpef e relative addizionali regionale e comunale per 780 euro. Inoltre sull’importo totale di Imu, applicando una aliquota media effettiva dell’Irap del 4,30%, si determina un pagamento di maggiore Irap per 136 euro. Nel complesso la “tassa sulla tassa” pagata dall’impresa ammonta a 916 euro di maggiore prelievo Irpef ed Irap, incrementando dell’8,9% il prelievo locale dei cinque tributi. Il 79,2% della “tassa sulla tassa” viene prelevato dallo Stato (Irpef) e il rimanente 20,8% dalle Amministrazioni locali (Irap e Addizionali Irpef).
Va infine ricordato come la dinamica del prelievo fiscale immobiliare ha spinto l’escalation della tassazione locale registrata negli ultimi anni: dallo scoppio della crisi del debito sovrano (2011-2015) le imposte dirette e indirette prelevate dal totale delle Amministrazioni pubbliche sono salite del 6,0%, trainate dall’incremento del 27,2% derivante dalle cinque primarie imposte locali cioè Irap, Addizionali Irpef, Imu e Tasi, mentre le altre imposte locali e quelle centrali sono salite del 3,2%.