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Beffa europea: possiamo mangiare grilli, ma non coregone del Lago di Bolsena

Risultati negativi della Giunta Zingaretti

Lo snello simpatico salmonide del Lago di Bolsena

di Andrea Stefano Marini Balestra.

Viterbo,27.1.23 –

Europa sempre più matrigna, mentre autorizza di magiare grilli, ci toglie la facilità di mangiare specie ittica pregiata.

Infatti, mentre alcune circolari regionali limitano la rigenerazione urbana in aree agricole, poi, nessun valido efficace provvedimento utile al contenimento delle specie animali selvatiche dannose per l’agricoltura ed anche nessun pronunciamento circa la diffusione esagerata della corilicoltura (nocciole), adesso si è da anni scoperto che la Regione nega l’uso degli stabilimenti ittionegici per la riproduzione del coregone (coregonus lavaretus).

Mi riferisco al Coregone, il re della pesca sul Lago di Bolsena, punti di PIL nell’economia della Tuscia, eccellenza produttiva, centinaia di addetti al settore.

La complicità ovviamente della Regione Lazio.

Ben due sulle sponde del Lago di Bolsena hanno chiuso l’attività. Producevano sino a 20milioni di avannotti l’anno.

Un tradimento alle intenzioni costituzionali delle funzioni regionali cui spetta promuovere attività economiche. Il coregone, per es., è venduto in larga quantità sui mercati ittici del nord Italia dove è apprezzato dalla cucina locale, ma, per i lombardi, ormai, difficile avere pesce di qualità per lo stato dei loro laghi, quindi, ecco il nostro.

Siamo alle comiche.

Secondo la Regione Lazio, che avrebbe recepito una direttiva europea che vieta l’immissione nell’ambiente di specie animali non autoctone, la spremitura ed inseminazione del coregone non è permessa.

Il coregone, noto anche come “lavarello” o “spigola d’acqua dolce”,è un salmonide, cioè una specie diffusa nel Lago di Bolsena dove rappresenta quasi il 50% del pescato, pertanto, la principale risorsa economica per centinaia di operatori professionali della pesca sul Lago.

In particolare, il coregone di Bolsena è un pesce di lago molto apprezzato nella zona, inserito nell’Elenco Nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali e compare sulle mense del Nord Italia come specialità dal momento che il Lavarello dei laghi del Nord non sempre è apparso indenne da effetti dell’inquinamento.

Ma, per la Regione Lazio, poiché il coregone è un pesce che è stato portato nei nostri laghi sin dalla seconda metà del 1800, proveniente dalla Svizzera, non è autoctono e non è più possibile allevarlo.

La direttiva europea, che per la sicurezza ambientale ha normato nel senso di vietare l’introduzione di specie animali alloctone, cioè fuori dal loro ambiente, anche se non sempre ciò è stato fatto perchè ci ritroviamo cinghiali, non cinghiali, lupi non lupi, pappagalli nei parchi di Roma e via dicendo, la presenza del coregone nei nostri laghi, così come quella del persico reale è invece “storicizzata” da oltre un secolo perchè introdotto nelle nostre acque lacuali sin dal 1898.

Il coregone, in particolare, avendo difficoltà di riproduzione naturale viene riprodotto da decenni nei due stabilimenti ittiogenici di Marta e Bolsena dove ormai da tempo sono stati prodotti milioni di avannotti per il ripopolamento del lago per poi essere pescati dopo quattro anni nella giusta misura commerciale (circa 200 gr.).

Adesso la Regione non lo vuole!

Si è verificato, proprio per la difficoltà di inserimento nel lago di avannotti una rarefazione di catture di coregone che sta mettendo in ginocchio l’industria della pesca di Marta, di conseguenza, il commercio e la ristorazione non in grado di somministrare giuste porzioni.

Un’altra beffa per la Tuscia !

Il furore green europeo colpisce in ogni dove, soprattutto se si tratta danneggiare il Made in Italy. La Regione Lazio, “sgovernata” per dieci anni dalla sinistra, gli va dietro e non tutela il made in Lazio.

Abbiamo la speranza che dopo il 12/13 febbraio la situazione cambi e finalmente una nuova giunta possa prendere in mano la situazione dell’attività economica laziale dopo anni di indifferenza e piaggeria alle istanze ideologiche degli ambientalisti.

Spetta a noi, in cabina elettorale cambiare le cose.

Abbiamo un’occasione che non possiamo lasciarci sfuggire. Il comparto pesca del Lago di Bolsena, Vico e Bracciano che assicura cibo sano e genuino spera in noi elettori e nei prossimi eletti.



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