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Non c’è niente da fare, il declino di Viterbo è si nel tempo stabile, ma, nel 2023 in peggioramento

Non sempre però i risultati di una statistica rappresentano il vero

La Provincia di Viterbo

Di Andrea Stefano Marini Balestra

Viterbo,4.12.23

L’occasione odierna per commentare è la annuale pubblicazione del report del Il Sole 24 ore che da oltre trent’anni fotografa lo “stato” delle Province italiane per la qualità della vita.

La provincia di Viterbo che ebbe nel passato performances interessanti, fu infatti al 9° posto nel 1992, poi al 18°nel 1998, ma di seguito, sempre arrancata a metà classica sulle 107 province italiane, per poi, negli ultimi anni, restare sempre nella seconda parte, cioè, non certo tra le migliori.

Addio sogni di gloria di amministratori civici di voler rendere la Tuscia terra appetibile per lavoro, impresa, sicurezza e bontà dello standard di vita quando la classifica de “Il sole 24 ore” impietosamente la mette alla 75esima casella, dietro Roma e Rieti. Non possiamo consolarci se solo Frosinone e Latina ci sono dietro o, perchè, in alcuni parametri messi a confronto (ambiente, per es.,) si è raggiunta una modesta sufficienza.

Siamo d’accordo ritenere che ogni statistica, anche la più attenta e scientificamente redatta, sia comunque affetta da logiche dei numeri che spesso non sono percepibili dalla realtà sia in senso positivo che negativo, quindi cum granu salis va considerata la pubblicazione della classifica dall’importante giornale economico e non farne derivare conseguenze “tragiche”

Quello che va però realmente considerato è comunque lo stato di disagio che i cittadini della Tuscia, capoluogo Viterbo in testa, soffrono per le carenze delle più essenziali necessità che spaziano dai trasporti, dalla viabilità, dalla sanità e la scuola, che, benchè nel territorio della Tuscia un’importante università, le scuole secondarie sono spesso non all’altezza delle necessità richieste.

Le condizioni di benessere della vita nella Tuscia, benedetta in un certo senso dal clima che nell’anno passato è stato clemente (forse anche troppo per l’agricoltura) anche per la felice collocazione geografica, sono, per percezione generale, in calo.

Siamo indietro, anche di molto, per non avere veloce viabilità con la Capitale ed i centri importanti del centro Italia, il trasporto ferroviario è ottocentesco, un aeroscalo è in mente dei, mentre una fioritura di centri commerciali sta devastando il commercio di prossimità e di conseguenza il buon vivere all’interno dei centri storici.

Non sembra che politicamente ci sia volontà di cambiare, anzi, nonostante qualche sporadica buona volontà degli amministratori pubblici locali, non appaiono risultati utili a modificare la predetta classifica.

Non crediamo che una pista cliclabile o una passeggiata attorno alle mura possa far cambiare in meglio qualsiasi classifica del genere.

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