06052024Headline:

Il malessere degli agricoltori viene da lontano: non ritengono più per loro rappresentive la Coldiretti, l’Unione Agricoltori e la CIA

Alle radici della protesta

In tutta Europa sfilano mezzi agricoli per protesta

di Andrea Stefano Marini Balestra

Vitebo,1.2.24

Alla fine il bubbone è uscito. Dopo anni di silenzio, gli agricoltori ed allevatori italiani sono usciti allo scoperto e vanno dritti alla protesta fuori dai canali delle loro più rappresentive associazioni: Coldiretti, Confagricoltura e CIA.

Proprio nei confronti di queste sigle è parte della protesta.

L’accusa che esse tutte: la Confagricoltura che raduna per lo più i grandi imprenditori (una volta si sarebbe detto latifondisti) con posizione politica a destra, la Coldiretti, nomen omen, che associa i piccoli imprenditori agricoli,con posizioni centriste e quindi coltivatori diretti e la minoritaria CIA con le venature politiche a sinistra, nulla abbiano operato in sede nazionale prima ed europea dopo per salvaguardare gli interessi dei loro iscritti.

A Viterbo, la Confagricoltura è rappresentata dal prudente Remo Parenti, la coldiretti dalla battagliera Maria Beatrice Ranucci e la CIA da Sergio Del Gelsomino. La loro posizione è lo specchio un pò delle intenzioni delle presidenze nazionali e precisamente per la Confagricoltura la tutela delle grandi aziende trasformatrici, la Coldiretti, certamente più vicina alla base, e la CIA per l’agrituturismo.

Gli Allevatori sono associati alla AIA -Associazione Italiana allevatori, sez.prov.le di Viterbo che svolge attività pubblica di tenuta anagrafe bestiame. Ad essa fanno riferimento i produttori di carne e di latte.

Tutte queste sigle, che, peraltro svolgendo attività di patronato, ricevono sussidi pubblici, sono apparse assenti nelle giornate di protesta, anzi, sembra ne abbiano avuto “fastidio”. Soltanto il pres.Coldiretti Prandini è volato a Bruxelles per dire qualcosa. Gli altri silenzio.

Pertanto, un pò per la varietà delle produzioni agricole che rende difficile un’omologazione di interessi tra i vari comparti di produzione (spesso puree confliggenti tra loro) ed un pò anche per una substante sfiducia ai metodi sindacali utilizzati dalle predette sigle, gli agricoltori ed allevatori italiani si sono sentiti abbandonati.

Essere iscritti ad un’associazione professionale serve agli iscritti per godere, a pagamento, dei servizi offerti come compilazione domande sussidi, assegnazione carburanti, tenuta registri IVA, dichiarazione redditi ed altro, ma tutti costoro, però, si lamentato che a livello politico, ogni associazione per se fa interessi che non sono sempre proprio quelli degli imprenditori agricoli.

Per la Confagricoltura ci si lamenta che sia prona agli interessi industriali delle aziende trasformatrici, quindi controparte del produttore agricolo, per la Coldiretti di organizzare proteste, ma non incidere politicamente e per la CIA avere il solo interesse all’agriturismo e giovani agricoltori.

Ecco, il perchè gli agricoltori scesi in piazza, meglio dire nei caselli autostradali, con i loro pesanti mezzi fanno sentire la loro voce con sigle improvvisate, fuori dalle loro ufficiali rappresentanze sindacali, anzi briciandone le loro bandiere come avvenuto giorni fa a Viterbo in via Garbini in danno di Coldiretti.

Si sveglino i dirigenti delle associazioni agricole per incidere in sede europea mediante i rappresentanti della politica nazionale, che, pur dimostrandosi d’accordo con le istanze proposte e di cui alla protesta (cibi sintetici, set aside obbligatori, diminizione uso fitofarmaci e minor uso di macchine agricole ritenute inquinanti) in sede europea spesso balbettano.

Finalmente, però si stanno muovendo francesi e tedeschi,

Fusse che fusse la vorta bona

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