27072024Headline:

“Dal mio ministero la speranza di cambiare”

Kyenge-4L’unico nemico che si vede qui in giro non è politico o ideologico, semmai metereologico. E’ questo sole che picchia come un fabbro e che rischia di squagliare anche i militanti più tosti. Per il resto, la visita del ministro Cécile Kyenge al forum nazionale dell’Arci, Energie Popolari, è andato liscio come l’olio (no, non quello solare). Merito di un servizio d’ordine eccellente approntato dalla Questura viterbese, da un’organizzazione impeccabile da parte della stessa Arci, e dall’assoluta mancanza di contestatori,  destrorsi o di altro genere.
E infatti, il primo ministro di colore della storia della Repubblica italiana, arrivata per prima anche all’appuntamento, si concede il lusso anche di sedersi al tavolo del Caffé centrale, in piazza del Comune, e di mandare giù con calma un bel bicchierone di Coca cola, con tanto ghiaccio e tanto limone. Alla faccia delle minacce ricevute nelle ultime settimane da leghisti e invasati vari, e alla faccia anche di quelli che, poco dopo, s’aggiravano per il forum con delle belle magliettone rosse con la scritta – proprio coi caratteri della Coca – “Anticapitalista”. Un sorso, e passa la paura.
Kyenge-3Vestita sobria, non altissima di statura (fisica, su quella politica invece il dibattito è aperto), la chirurga di origine congolese chiacchiera al bar e accoglie Stefano Fassina, pezzo grosso del Pd, in quota Giovani Turchi, ma ogni battuta su integrazioni tra popoli è fuori luogo, almeno in questo caso. Per il resto, mentre Fassina riceve l’abbraccio del segretario del Pd locale Andrea Egidi (è il protocollo, è l’ospitaòlity), si potrebbe anche cominciare a chiacchierare. Dentro il giardino di palazzo dei Priori ci sono tutti gli altri: il presidente nazionale dell’Arci Paolo Beni, onorevole piddino, e Giulio Marcon, onorevole anch’egli (e te pareva), ma per Sel. Viterbo risponde con una prima fila ciuffi da assaltatori: gli assessori Barelli e Valeri, il sindaco Michelini (con occhiali da sole) e il primo cittadino di Celleno Taschini. Sparsi qua e là, nella platea assolata, spuntano anche altri consiglieri comunali.
Dopo i saluti, l’introduzione di Beni e i primi applausi, tocca a Kyenge. Che poi, con tutto il rispetto per gli altri onorevoli, è l’unica che ci interessa. Parla piano, parla bene, arrotando un po’  la erre, come ogni francofana che si rispetti. Dice: “Ringrazio l’Arci per concederci occasioni come queste, in cui ci si può confrontare da vicino coi cittadini, e approfondire i loro problemi e le loro esigenze”. Bene. Ma come il ministro non può sorvolare sulle accuse ricevute, le minacce, le vigliaccherie che l’hanno vista vittima nelle ultime settimane.

Kyenge-2E infatti: “Ma questi non sono attacchi contro di me, a livello personale. Io li considero minacce alle istituzioni, e a tutti quelli che combattono ogni giorno il razzismo. Siamo tutti vittime. Ma ci sono tante speranze che le cose stiano cambiando: il mio ministero è una di queste. C’è voluto del coraggio a scegliere una persona come me, nata all’estero: ma è un grande segnale di cambiamento, il cambiamento che vuole l’immigrazione finalmente come una risorsa. Già – ha proseguito Kyenge – e io ho scelto di non rispondere alle minacce proprio perché non voglio perdere di vista l’obiettivo. Il meticciato non deve essere più una vergogna, ma una forza importante in campo contro la crisi economica e la crisi culturale che stiamo affrontando. Ecco, vorrei tanto togliere quella G al mio ministero dell’integrazione, e farlo diventare ministero dell’interazione, perché tutti insieme possiamo essere preziosi, l’un l’altro”.
Applausi, altri scatti dei fotografi. Tocca al sindaco Michelini, poi a Marcon e a Fassina, fino ad esaurimento degli onorevoli disponibili. Fuori le due auto ministeriali aspettano e scaldano i motori. Muso a sud, si torna a Roma, a lavorare e a incassare i deliri di qualche pazzo razzista. Sarà colpa del caldo, o forse no.

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20   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Basta che non emigrino da Trieste, come un certo Filippo, vanno tutti bene…

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