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Caffeina mette sotto accusa gli enti locali

Andrea Baffo e Michele Pepponi

Andrea Baffo e Michele Pepponi

Luglio 2014: in Brasile, l’Italia di Prandelli batte in finale per 6-0 la Spagna e conquista il suo quinto Mondiale di calcio. Luglio 2014: a Pienza (o a Orvieto, o ad Arezzo o a Timbuctu) Caffeina inaugura la sua ottava edizione, la prima della sua storia fuori da Viterbo. Due eventi impossibili da realizzarsi? Forse, e di sicuro più il primo che il secondo. Ma per quanto riguarda il futuro del festival culturale viterbese, be’, è meglio addrizzare le orecchie. Perché le cose sono in evoluzione.

Una crisi del settimo anno, presidente Pepponi?

“Diciamo che siamo ad un punto limite – risponde il giovane numero uno della Fondazione Caffeina – Dopo sette anni di successi, e dopo la creazione della Fondazione, siamo ad un bivio”.

In che senso?

“Nel senso che la Fondazione ha certificato senza dubbi il fatto che i viterbesi credono in Caffeina, in quello che facciamo e come lo facciamo. Sono contento che in questo fine settimana saremo a Pienza, per tre giorni di eventi, ma restiamo viterbesi: quelli che hanno aderito al nostro progetto, i soci, sono viterbesi, così come io stesso sono viterbese, Resta solo da capire una cosa”.

Cosa?

“Dobbiamo vedere se Caffeina può crescere in questa città. Se credi in una cosa, la coltivi, la innaffi, la sviluppi. Non so se Caffeina ha la febbre, ma bisogna interrogarci su quali siano le prospettive. In particolare se gli amministratori locali intendano collaborare con noi e camminare insieme a noi”.

Parliamo di soldi?

“Parliamo di numeri. Abbiamo avuto circa quattrocentomila presenze nell’ultima edizione. Non possiamo azzardare con precisione l’entità dell’indotto, visto che servono cifre affidabili, ma in futuro ci ripromettiamo di commissionare uno studio specifico, magari all’Università, per calcolare quanti soldi, quante persone, quanto movimento porti Caffeina alla città”.

E voi, quanto avete speso?

“Per il 2013, tutto il 2013 perché il festival è sempre vivo e richiede impegno, siamo sui 350mila euro. Un esercizio, mi permetto di dirlo, estremamente penalizzante, perché i costi della struttura, così com’è diventata, aumentano”.

Come coprite questi 350mila euro?

“La maggior parte, diciamo 255mila, sono arrivati dagli sponsor privati, di livello nazionale e internazionale. Il resto, quindi centomila, ce li ha messi la Fondazione”.

caffeina

Il pubblico a Caffeina

Le altre realtà come sono messe?

“Vuole qualche cifra? Umbria Jazz costa quattro milioni. Il festival dei Due mondi di Spoleto tre, il festival della Letteratura di Mantova un milione e due. Sa chi si avvicina a noi? Pordenone Legge, che ha un budget, quest’anno ridotto rispetto al passato, di 550 mila euro. Ma per quattro serate soltanto…”

E voi come ve la cavate?

“Con il gioco di squadra. Abbiamo voluto fare una Fondazione proprio per questo: ci sono pochi soldi, d’accordo, ma c’è aggregazione, voglia di coinvolgere. La fondazione è un bene pubblico, se avessimo voluto fare altro avremmo creato un srl, una società commerciale”.

Di qui l’appello.

“Non chiediamo soldi al Comune, per carità. Ma domandiamo: credete in Caffeina? Se ci credete, se ci crediamo, apriamo un tavolo di confronto per studiare soluzioni, strategie di crescita e altro”.

Non ci vorrà far credere che non avete dialogo con il Comune? Eppure alcuni vostri ex collaboratori, il presidente del consiglio Filippo Rossi e l’assessore alla Cultura Giacomo Barelli, adesso sono proprio nella stanza dei bottoni, anche se con profili diversi.

“Invece zero. Non ci ha chiamato nessuno. E le critiche che muovo al Comune di oggi, naturalmente, le muovo anche allo stesso assessore Barelli. Se ripenso a quelli che immaginavano chissà quali favoritismi nei nostri confronti dopo la sua nomina, mi viene da ridere. La realtà è ben diversa”.

Qual è, oggi, il futuro di Caffeina?

“Intanto la trasferta a Pienza, da venerdì a domenica. In un posto incantevole, con un’amministrazione piccola che pure ci ha messo a disposizione gratis il suolo pubblico, che ha pagato le pubblicità sui giornali e nei paesi della zona”.

Perché, a Viterbo Caffeina deve pagare l’utilizzo del suolo pubblico?

“Per alcuni stand sì. Se è per questo abbiamo anche pagato 400 euro per la Sala Gatti, che abbiamo usato come base logistica, come magazzino”.

E il futuro sulla lunga distanza?

“A novembre faremo la convention della Fondazione. Intanto, lanciamo questo segnale al Comune, sono fiducioso che ci ascoltino. Ripeto: dal Comune non ci aspettiamo soldi, ma magari che ci aiuti, creando un canale privilegiato con la Regione, dove c’è una giunta della stessa area politica, magari coinvolgendo imprenditori e soggetti interessati ad entrare nella Fondazione. Sa che aspettiamo ancora l’adesione ufficiale di Unindustria, Fondazione Carivit e Camera di Commercio? Ecco, il Comune può essere il catalizzatore perfetto”.

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16   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Che arrogante prosopopea il padroncino Pepponi! Fusse fusse la vorta bbona che finalmente la disgustosa kaffeina se la vanno a bere altrove?

  2. Giorgio Molino ha detto:

    E intanto il duce di kaffeina, meglio noto come Filippo Rossi da Viterbo, indice assemblee a cui partecipano quattro o cinque gatti. Le foto pubblicate sul sito del suo ex amicone the big but stinky journalist sono a questo proposito più eloquenti di qualsiasi commento. Erano quattro o cinque gatti al kaffeinesco-vivaviterbicolo bar…

  3. Luigi Tozzi ha detto:

    Sarebbe un vero peccato se Caffeina non si potesse fare il prossimo anno. Ma mi domando: come mai tutti questi problemi proprio ora e non lo scorso anno? Mi sembra veramente strano..o forse i proprietari del marchio Caffeina hanno deciso di venderlo altrove come si mormorava già due anni fa?

  4. Giorgio Molino ha detto:

    Si mormorava anche che, alle esose condizioni della ditta Rossi & Baffo (ora Rossi, Baffo & Pepponi), nessuno fosse disposto ad acquistarla.

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