13122024Headline:

Matteo Renzi, una valanga inarrestabile

Operazioni di spoglio al seggio di piazza del Teatro

Operazioni di spoglio al seggio di piazza del Teatro

“E’ una valanga, Andrea, è una valanga”, dice alle dieci della sera il renziano della prima ora Sandro Mancinelli, rivolto al segretario provinciale Andrea Egidi. E lui, pronto alla replica come Destro su una ribattuta sotto porta: “Con la differenza che io so da dove vengono i voti di Cuperlo. Quelli che hanno votato Renzi, invece, bisognerà cercarli come aghi nel pagliaio”. Schermaglie pacifiche, anzi amichevoli, nella notte delle Primarie del Pd. Una notte che invece d’essere lunga e incerta è breve come un sms: ha stravinto Renzi, agli altri gli spiccioli. Andiamo a farci una pizza, va’.
Anche nella Tuscia, dove sembrano cadere a maggior ragione gli steccati ideologici ancora ostinatamente in piedi dentro il Partito democratico. E’ più difficile che altrove, qui, capire chi ha votato cosa, e soprattutto perché.
I risultati rispecchiano i dati nazionali, e allora c’è qualcosa – ci dev’essere qualcosa per forza – che non torna. Perché se alla vigilia le due maggiori componenti del partito, ex Ds ed ex Margherita, avevano promesso e giurato che avrebbero votato Cuperlo, come mai lo stesso Cuperlo si è fermato al 21 per cento? E come mai il sindaco di Firenze ha sfondato fino al 65 per cento? E ancora: come si spiega che Pippo Civati – sostenuto da pochi e coraggiosi – nella città capoluogo, Viterbo, abbia addirittura centrato un clamoroso secondo posto? Misteri della fede, non della politica.
I maggiori indiziati di aver stravolto il pronostico sono loro, gli ex popolari, i margheritini, i fedelissimi di Giuseppe Fioroni, i pop-dem, come li chiamano i più scafati. I soliti sospetti, insomma. A questa parte consistente del Pd va ascritta la mossa da cavallo, “a L”, che ha sparigliato la scacchiera. Perché numeri alla mano, non è vero che – come qualcuno aveva lasciato credere alla vigilia – questi non siano andati a votare. Lo confermano i numeri: 15 mila votanti, appena duemila in meno delle ultime primarie (di coalizione, e dunque aperte anche a Sel e altre formazioni). I fioroniani non sono andati al mare, no: sono rimasti in città, bisogna capire per chi abbiano votato. E allora, è presto detto: a Viterbo città, dove pure il calo di affluenza è stato più evidente, i fioroniani hanno disperso le preferenze tra Renzi e Civati. Per il primo, perché travolti dall’entusiasmo del personaggio e dall’inerzia nazionale. Per il secondo, perché il passaparola interno consigliava di dare una bella lezione ai cuperliani locali, ritenuti “troppo comunisti” e colpevoli di far scivolare il partito verso sinistra, troppo a sinistra. Per punizione (ripicca, avvertimento: chiamatelo come vi pare), insomma, alla deriva che sta prendendo la baracca sotto la guida del segretario Egidi, del suo alleato Panunzi, e del gran manovratore Sposetti. La versione fornita dal segretario dell’unione comunale, Stefano Calcagnini (fate finta che a parlare sia lo stesso Fioroni) lo ribadisce, seppur in politichese stretto: “Se si cerca di marginalizzare la componente popolare del partito – ha detto a botta calda Calcagnini -, se non le si fornisce dei candidati di riferimento, ecco cosa succede. Le scelte di coscienza hanno prevalso, e Renzi ha fatto breccia nell’area moderata”.

Scrutatrici al lavoo

Scrutatrici al lavoro

Questo a Viterbo. E in Provincia? Ancora peggio, visto che il nuovo segretario ha stravinto anche in quelli che sembravano essere (sembravano) roccaforti fioroniane. Tipo Villa San Giovanni in Tuscia (Renzi al 68 per cento, Cuperlo al 18), Vignanello col derby matrimoniale tra Federico Grattarola e Luisa Ciambella (stravince il primo, cioé Renzi, addirittura all’87 per cento, 6 per cento per Cuperlo), o ancora Faleria del fido fioroniano Pierluigi Bianchi (Renzi al 74, Cuperlo all’11). E tanti altri casi si possono pescare dal mazzo.
Morale della favola: quelli di Fioroni hanno votato eccome, magari non in modo massiccio, ma in modo comunque significativo (per chi vuole capire questo significato). Il segretario Egidi, dal canto suo, è un signore col 23 per cento della mozione che appoggiava (e che manderà una delegata, Melissa Mongiardo, all’assemblea nazionale) rispetto alle vacche magre a livello italiano. E Civati? Terza ruota del carro, cavalcata da pochi impavidi e di chi ha chiesto soltanto un passaggio stategico. Strategico ma – come si diceva – significativo.

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5   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    E ora di corsa, tutti in soccorso del vincitore!

  2. Roberto Bandini ha detto:

    ed ora fioroni non si sogni di saltare sul carro del vincitore. lui è assimilato agli altri dinosauri del partito che hanno perso.
    i moderati per fortuna, a volte, utilizzano la loro testa per votare e per sognare.
    aria, pulizia, rinnovamento.
    a casa i dinosauri, tutti, compreso fioroni che stavolta ha pisciato fuori dal pitale non votando l’unico moderato dei tre, per mantenersi la poltrona

  3. Giorgio Molino ha detto:

    Caro Bandini, si rassegni: sono saliti tutti, Peppe Bucìa e le sue ex trombette giornalistiche in testa, sul carro del vincitore. Senza nemmeno mostrare un po’ di rossore e vergogna.

  4. Emanuele Rallo ha detto:

    Come fate a dire che i popolari hanno votato coscientemente Civati? Avete dati, dichiarazioni, in questo senso?

  5. Giorgio Molino ha detto:

    Hanno i rapporti della Digos…

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