18042024Headline:

La Cassandra Santucci aveva ragione

minoranzaL’aveva detto, Gianmaria Santucci, per una volta nello scomodo ruolo di Cassandra: “In qualsiasi momento i rifiuti romani possono finire a Monterazzano. Occhio”. Così è stato, appena nel giro di un paio di giorni: dal 1 febbraio i comuni che prima portavano la loro mondezza nell’impianto di Cupinoro (Bracciano), che chiuderà, potranno conferire a Viterbo. Ancora non si conoscono i quantitativi, ma sono dettagli che scopriremo presto. La mondezza capitale si aggiungerà a quella viterbese, reatina e di Campagnano e Formello, che già scaricavano qui come da accordi. L’invasione è iniziata, ma non è il peggiore degli scenari possibili, purtroppo.
Perché con la determina regionale del 2 gennaio scorso Monterazzano diventa accessibile ad un bacino potenzialmente enorme: tutta la Provincia di Roma, la più popolosa d’Italia con 3.8 milioni di abitanti. Quella delibera, pubblicata sul bollettino regionale, autorizza tutti i comuni che fanno trattare i loro rifiuti nell’impianto di Casale Bussi, a conferire poi a Monterazzano. Automaticamente. A Viterbo, d’altronde, c’è parecchio spazio disponibile: mentre in tutta la regione i guai si sprecano (Malagrotta chiusa dal 30 settembre, Cupinoro dal 31 gennaio), qui la discarica è stata ampliata e i benefici della raccolta differenziata hanno alleggerito i carichi.
E’ stato l’assessore regionale Michele Civita a comunicare in un incontro la brutta notizia ai rappresentanti viterbesi: c’era il sindaco Michelini, il vicepresidente della Provincia e assessore all’Ambiente Equitani, i consiglieri regionali di maggioranza Panunzi e Valentini e quello di minoranza Daniele Sabatini. Tutti hanno protestano: “Abbiamo fatto presente che dovrà trattarsi di una soluzione temporanea, limitata ad un ristrettissimo arco di tempo. Il tempo minimo indispensabile per trovare altre soluzioni. L’autosufficienza di Viterbo non può essere presa a pretesto per scaricare sulla nostra provincia le difficoltà degli altri territori”, ha detto Paolo Equitani.
Ma il rischio che i buoni siano già scappati dalla stalla è concreto, e lo si intuisce anche dal breve preavviso con cui la sgradevole novità sia stata comunicata agli amministratori locali. I quali, dal canto loro, hanno le loro responsabilità, visto che già al momento della pubblicazione della determina, il 2 gennaio, avrebbero dovuto avviare qualche azione di contrasto. Con gli strumenti concessi dalla legge: il ricorso al Tar (c’è tempo 60 giorni, ancora non trascorsi) o l’appello al capo dello Stato (90 giorni). Lo stesso sindaco, sollecitato nel consiglio comunale di martedì dall’opposizione, si è detto disponibile ad attivare le necessarie procedure. Che diventano urgenti dopo l’ufficializzazione delle novità di Bracciano e prima che ne arrivino altre, anche peggiori. Sempre che non sia troppo tardi.

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1 Commento

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Ringraziamo tutti nostri amministratori (Santucci compreso) di questo bel regalo di Roma Sozzona.

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