Questa è una lettera aperta al signor Giorgio Molino, assiduo (e me ne rallegro) frequentatore (nonché lettore) di questo sito. Il quale (bontà sua) non perde occasione per commentare tutte (o quasi) le notizie pubblicate quotidianamente, avendo compreso perfettamente quel è lo spirito del blog, ovverosia quello di creare un dibattito sui temi che vengono posti di volta in volta all’attenzione dei lettori. Questa sua assiduità (di per sé lodevole) è però inquinata da diverse problematiche che, rivolgendomi direttamente al nostro, andrò ora ad elencare.
La prima. Mi consenta, signor Molino, ma ho motivo di ritenere che lei si presenti sotto falso nome (chiamiamolo pure pseudonimo). E la cosa non sarebbe di per sé disdicevole, se a questo non si abbinassero i contenuti della maggior parte dei suoi commenti.
La seconda. Ciò che lei scrive, al di là del fatto che tutte le opinioni possono essere condivisibili o meno, è spesso offensivo per le persone a cui lei si rivolge. Insomma, a lei piace molto l’insulto gratuito. E questo è un vero peccato, giacché spesso dimostra di essere molto ben informato sulle cose viterbesi e quindi – usando toni e lessico diversi – potrebbe anche dare un contributo costruttivo alle tante problematiche di questa città.
La terza. Lei ha un’opinione molto originale di quella che viene chiamata libertà di pensiero, che – se vogliamo essere persone civili – si deve estrinsecare unicamente sul confronto delle idee. Un confronto franco e leale, fatto a viso aperto, anche duro se necessario, ma basato sul rispetto dell’altro, come del resto affermava – oltre due secoli fa – l’illuminista Voltaire (“Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente”).
La quarta. Io ritengo che in tutte le questioni oggetto di discussione, chi esprime opinioni deve metterci la faccia se vuole essere credibile. Altrimenti diventa un fenomeno da baraccone. Glielo dice uno che, nei suoi 18 anni di direzione della cronaca viterbese del “Messaggero”, non le ha risparmiate a nessuno. Ma sempre esponendosi in prima persona ed affrontando serenamente anche eventuali sgradevoli conseguenze (e ce ne sono state, si figuri).
In conclusione, se vuole, continui pure a commentare, ma esca allo scoperto (per non essere tacciato di vigliaccheria) ed eviti offese gratuite che dànno solo fastidio e hanno come unica conseguenza quella di deprimere il dibattito.
Per questo mi permetto di formularle un’esortazione finale, emulando la battuta di un grande attore che non c’è più, quel Carlo Campanini che – nella tv degli anni ’60 – faceva coppia con Walter Chiari: “Vieni avanti, Molino!”.
Caro Sassi, rispondo punto per punto alle sue problematiche.
La prima. Il nickname, o pseudonimo che dir si voglia, esiste da quando esiste internet, non abbiamo certo inventato noi questa ormai accettata consuetudine.
La seconda. L’insulto, che a nostro avviso non è mai gratuito, è (sempre a nostro avviso) giusto, quando non addirittura giustificato o sacrosanto, nel momento in cui si rivolge a dei fastidiosi ciarlatani che della volgarità, in senso lato e in senso stretto, hanno fatto la loro stilistica. Ciò non inficia, come lei stesso non manca di sottolineare, la veridicità di tante, se non tutte, nostre affermazioni.
La terza. Nel nostro piccolo siamo volterriani anche noi, ma (sempre nel nostro piccolo) spesso e malvolentieri siamo costretti a replicare ad idee che definirle tali sconfinerebbe nella blasfermia. Di qui la giusta e sacrosanta intolleranza e finanche il diritto all’odio (copyright by Marco Travaglio).
La quanta. L’anonimo, o libellista che dir si voglia, ha una lunga tradizione, come lei sicuramente saprà. Qualcuno ci ha paragonato a Pasquino, tanto per fare un nome. Ci esporremmo volentieri di persona se questo fosse un sistema veramente democratico, mi creda. O se magari avessimo alle spalle un ufficio legale come quello del Messaggero o inciuciassimo dalla mattina alle sera con i politici che fingiamo di attaccare ma a cui in realtà offriamo un notevole teatrino (si chiama regime, per la cronaca).
Concludiamo, infine, con un’esortazione finale che un po’ ricorda quella dell’indimenticabile due Chiari-Campanini: “Vada avanti lei, che a noi ci viene da ridere!”.
Caro Molino (o come diavolo lei si chiama), evidentemente abbiamo idee molto diverse sulla libertà di espressione. Si può dire tutto, ma senza offendere gli altri. Per il sottoscritto è una regola ferrea, giacché la credibilità e l’autorevolezza dipendono solo ed esclusivamente dalle idee che si propongono. Dopodiché, nei ragionamenti si può anche essere duri e taglienti – e il sottoscritto spesso lo è stato – ma sempre basandosi su regole di civiltà. Quanto a Pasquino, lasci perdere: all’epoca c’era il Papa re che tagliava le teste, oggi per fortuna la situazione è un po’ cambiata. Ergo, Pasquino è piuttosto anacronistico.e appellarsi a lui vuol dire solo mettere la testa sotto il cuscino.
Un antico proverbio cinese, che immaginiamo lei conosca, dice “quando lo stato indica la luna, lo stolto guarda il dito”. La testa, comunque, preferiamo metterla sotto, e non sopra il cuscino. In ogni caso solo su un punto sono costretto a darle ragione: non esiste più la pena di morte. Ma tutti gli altri abusi che il potere di qualsiasi tinta utilizza contro i cittadini indifesi esistono eccome.
Parlano in prima persona (io, io, io, io, io…) solo i presuntuosi e gli imbecilli. Ci asteniamo dal dire a quale delle due categorie lei, novello Fra’ Cacchio da Velletri, appartenga.
Caro D’Arpini, è giusto che lei rida. Specie se, sfidando malesseri di natura gastrointestinale, si guarda allo specchio.
ma dai, è super folkloristico Molin de la Molinella…
se non ci fosse lui questo mondo sarebbe infinitamente più triste…
una cosa aggiungo all’analisi del volterriano (nel senso di cittadino di Volterra, credo): a me la cosa che fa scompisciar dal ridere è che abbia una opinione – in realtà detenga la Verità – per ogni argomento, discussione, affare, lamentela che passi per queste pagine…
in virtù di ciò proporrei uno spazio tutto suo, una rubrichetta agile e veloce in cui dar fiato alle trombe…la chiamerei “Il trombone vien dal Molino”
Caro minus habens analfabeta vernacolare, quello che stupisce noi invece è che un cretino piramidale come lei creda che tutti siano ignoranti e presuntuosi al suo stesso stesso livello. L’ignoranza e la presunzione, nel suo caso, sono due facce della stessa farlocca medaglia, e le appartengono integralmente.
sì, sì, certo, certo, sì, sì, come no, certo, certo…
cretino piramidale? ahahahahahhah sei veramente un genio del male
Flatulenti pauca.
aò, stai a fa la fortuna dei dizionari online eh
Personalmente non li consultiamo, ma lei non consulta dizionari tout court.
fatte na vita, molì
Si faccia un dizionario, caro pifffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffff!
contro la flatulenza il carbone vegetale fa miracoli…
contro quella de molino non basterebbero tutte le scorte di carbon fossile
Non sia modesto, caro pifffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffff, che è ben nota la sua appartenenza all’illustre scuola di flatulenze “A. Vitali”.
presso cui ti pregi di aver studiato no?
Assolutamente no, l’iscrizione è a numero chiuso, riservata a flatulenti di provata fede ed esperienza come lei.
sei tronfio al punto che manco te rendi conto che qui l’unico che spara continuamente cazzate sei tu
Caro pifffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffff, non si prenda troppo sul serio, in fondo lei è solo un simpatico e flatulente zuzzurellone.
io ho sento dell’umorismo e dell’autoironia…tu solo quello del ridicolo
Lo vede com’è, caro piffffffffffffffffffffffffffffffffffffffff, si continua a prendere troppo sul serio, lei è proprio un inguaribile egotista.
E dove lo “sente” questo suo umorismo, di grazia, nel citofono di casa?
e tu un inguaribile e inguardabile
Abile e arruolato!