12052024Headline:

Signori boccia la riforma della scuola

Il presidente di Confartigianato Viterbo critica il decreto appena approvato

Stefano Signori, presidente di Confartigianato Viterbo

Stefano Signori, presidente di Confartigianato Viterbo

“A poche ore dal sì del Senato alla fiducia sulle proposte di riforma della scuola e a ridosso dei ceri accesi in aula e della bagarre politica su un tema di importanza fondamentale, dobbiamo chiederci quale sia il futuro possibile (sempre che esista!) per un’Italia che sembra essersi dimenticata di educare i cittadini e gli imprenditori del domani”. A prendere posizione su un tema così sentito e così foriero di polemiche come quello della formazione dell’educazione dei futuri cittadini. è Stefano Signori, presidente di Confartigianato Viterbo.

“Un Paese – aggiunge Signori – che lavora seriamente per il suo domani s’impegna per avere, in primo luogo, una buona scuola pubblica che necessita di buoni programmi, anche di indirizzo professionale, di insegnati preparati, motivati e sereni, di edifici sicuri e ambienti che stimolino il processo educativo, sia per chi apprende che per chi insegna. Perché possa essere definita buona, l’istruzione pubblica deve poter contare su dirigenti che agiscano secondo i principi di fondo del nostro ordinamento costituzionale: efficienza, razionalità, parità di trattamento, valutazione dei meriti professionali, impegno nelle attività dei propri subordinati e totale estraneità alle scelte clientelari. Un buon dirigente deve essere disponibile a essere valutato e accettare il principio della rotazione degli incarichi dirigenziali”.

Forti le critiche espresse dal responsabile viterbese di Confartigianato: “Il decreto di legge in questione si caratterizza per aspetti estremamente contorti e certamente poco chiari, che rimangono incomprensibili, come l’aver posto la questione di fiducia su un provvedimento che ha suscitato uno scontro frontale tra il Governo e parti significativi del mondo della scuola e tra il Governo e l’opposizione. Il dissenso manifestato da quest’ultima, posto che travalica il decoro che ci si aspetterebbe da quanti occupano scranni che dovrebbero essere d’esempio per le generazioni a venire, ha indubbiamente ragione d’essere se analizzata nell’ottica di sciogliere quei nodi intrinseci nella proposta riformativa. Una cosa è certa, affacciarsi a guardare la nostra Politica, impegnata ad affrontare una questione fondamentale come la gestione dell’istruzione pubblica, lascia in uno stato di profondo rammarico. Rammarico per i comportamenti tenuti in aula dai nostri rappresentanti politici, certo, ma anche per i contenuti delle proposte di legge che vengono avanzate: basti pensare che non è stato inserito l’obbligo dell’insegnamento dei fondamenti di economia e scienza giuridica in tutte le scuole di grado superiore, discipline la cui conoscenza è fondamentale per qualsiasi attività si voglia svolgere. Una qualificata scuola pubblica poiché solo essa può e deve garantire parità di preparazione con gli altri studenti europei – e quindi con i cittadini di domani –, il superamento di ogni discriminazione e capacità di preparare i cittadini alle sfide nella società del futuro”.

“Ci sono aspetti fondamentali – conclude Stefano Signori – che vanno rivalutati per il bene del nostro Paese come l’adeguatezza delle scuole di formazione professionale, al pari del valore del lavoro manuale per l’economia italiana. Il lavoro produttivo rimane l’unica ricetta per ricostruire e accettare le sfide con i Paesi europei, che possono contare sulla preparazione e formazione già nei programmi scolastici. Confartigianato da anni, ormai, propone la sfida del mondo del lavoro proprio a partire dagli studi e dalla scuola con nuove riforme ormai divenute irrinunciabili”.

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