08052024Headline:

“Siamo felicissimi di ospitare il Tuscia in jazz”

L'assessore alla Cultura di Castiglione, Emiliano Corsi, presenta la rassegna musicale

Emiliano Corsi, assessore alla Cultura

Emiliano Corsi, assessore alla Cultura

Prima di alzare la manina e salutare definitivamente il Tuscia in jazz, nonostante dell’argomento si è già scritto parecchio, è bene forse fare un paio di considerazioni. Mettere due puntini sulle “i”, insomma. Al fine di comprendere la portata reale del fenomeno.
Partiamo da una supposizione, che nasce in seguito alle parole dell’assessore Tonino Delli Iaconi. “Credo che il direttore
Italo Leali non sia rimasto soddisfatto della programmazione comunale – la sintesi del suo discorso – Coi soldi entrati dalla tassa di soggiorno colmeremo anche queste lacune”. Un problema economico perciò potrebbe esserci. E magari ridestinare la suddetta tassa a chi praticamente l’ha fatta intascare (il festival porta un fracco di turisti) avrebbe sancito il mantenimento della manifestazione in loco.
Secondo, cambiando pinzo, è opportuno interpellare un altro assessore: Emiliano Corsi. Che da più di venti anni si occupa di cultura a Castiglione in Teverina. Nuova location della rassegna.
Fronte economico. “Il Tuscia in jazz non costa molto – spiega Corsi – ma nemmeno poco. In virtù dei bilanci amministrativi attuali, sempre più risicati. Certo è comunque che per quanto mai si possa investire, vi è piena certezza di un ritorno maggiore”.
Bene, benissimo. Andiamo avanti. “Tra professori, musicisti, seminaristi, curiosi, appassionati e ‘occasionali’, ospiteremo tanta gente – ancora lui – quindi la pratica non si ferma solo all’aspetto musicale. Si allarga invece al turismo, all’accoglienza, all’integrazione tra chi viene e chi già abita qua. Non per niente stiamo lavorando per offrire ai fruitori un pacchetto completo. Potranno godersi i concerti, dormire nelle nostre strutture, visitare il museo del vino, assaggiare i prodotti tipici, riempire i bar e i ristoranti. Se la cosa dovesse funzionare, e siamo certi che sarà così, avremo fatto centro”.
Le strutture, già. Che a Viterbo scarseggiano, ed invece a Castiglione abbondano. “Il Muvis (museo del vino, ndr) ha la sua foresteria – prosegue – è un gioiello impiantato sull’agro-alimentare che ha bisogno di visibilità. Di occasioni come questa. E non ci dimentichiamo dell’ostello, altre camere da riempire. Ciò però su cui vorrei soffermarmi, è la vera forza di questo paese”.

Una delle sale del Muvis

Una delle sale del Muvis

Che sarebbe? “Il volontariato – chiude Corsi – una vera e propria cultura, capace di farci tenere basse le spese di gestione. Al Tuscia in jazz parteciperanno tutte le associazioni, ognuno ci metterà del suo. Quando una popolazione al completo risponde presente, capisci subito che stai percorrendo una strada fruttuosa”.
A proposito di strade, qualcuno avrà pensato che arrivare a Viterbo, un capoluogo, è magari più facile che trovare un borghetto come Castiglione. Poi però, guardando la cartina dall’alto, si comprende bene che auto e superstrada sono un pelino più agevoli della Cassia sgarrupata. E anche questo rientra nel discorso infrastrutture: presupposto indispensabile per la crescita globale di un luogo.

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