08052024Headline:

Gli agricoltori non demordono, Il Presidente Parenti (Confaglicoltura Viterbo) dice: non sufficienti le promesse fatte

Proseguiranno le marce in tutta Europa

Riceviamo e pubblichiamo dalla Unione Agricoltori Viterbo

Viterbo,21.3.24

Nonostante la partecipazione di tanti agricoltori, nonostante la visibilità ottenuta sui media, la protesta “dei trattori” rimane deficitaria in quanto a risultati. La parziale modifica sulla tassazione dei redditi agrari e dominicali non può soddisfare la nostra categoria alla quale servirebbero ben altre misure e di carattere fortemente strutturale, “europeo”, per poter tornare a lavorare con serenità. A conferma di quanto scrivo, le borse merci nazionali stanno registrando da diverse settimane continui cali dei prezzi di tutte o quasi le produzioni agricole, grano duro in primis, a causa di fortissime importazioni dall’estero. Mentre agli agricoltori italiani ed europei si richiedono elevati standard qualitativi che aumentano i costi di produzione, si importano derrate alimentari che non solo non hanno gli stessi requisiti, ma non devono rispettare le nostre leggi e regole. In Italia non si possono coltivare OGM ma quotidianamente arrivano nei nostri porti mais e soia OGM, non possiamo usare certi principi attivi (pesticidi), però importiamo grani da Paesi dove tutto è autorizzato e nulla viene tracciato; abbiamo, grazie a Dio, una legislazione tra le più severe per quello che riguarda la tutela e la sicurezza sul lavoro, però compriamo cibo prodotto attraverso lo sfruttamento dei minori. Questa non è solo concorrenza sleale, questo è sfruttamento planetario degli agricoltori, ingiustizia economica e sociale, ma è anche il contrario della sovranità alimentare nonché la conferma che il mitizzato agroalimentare italiano forse non è proprio italiano e all’interno delle filiere molto c’è che non va, a cominciare dalla ripartizione del valore fra i vari soggetti. Per questo e per tanti altri motivi le proteste degli agricoltori non possono e non debbono finire. Il primo capitolo è forse concluso, ora ne va iniziato uno nuovo nel quale le esperienze e gli errori fatti fino ad ora dovranno essere attentamente considerati. Il moltiplicarsi di divisioni e scissioni tra gruppi di agricoltori porta ad ottenere nulla, a scoraggiare gli stessi manifestanti e a mettere alla prova la pazienza di tutte quelle persone che hanno espresso simpatia e vicinanza per la nostra causa. L’ unità del mondo agricolo è essenziale, si deve andare al di là delle sigle storiche ma anche al di là di schieramenti probabilmente spontanei ma anche litigiosi e in qualche caso portatori di dubbi interessi. Gli agricoltori viterbesi già nel 2016 diedero vita ad un fronte che assunse carattere nazionale e vincente. Perché siamo tanti, siamo vicini a Roma e anche in un passato recente siamo riusciti a coagulare intorno a noi i colleghi di tante altre regioni. Quella volta non andammo ognuno per conto proprio: una sorta di direttivo stabiliva cosa, come e quando fare e cosa dire, senza arrogarsi il privilegio di scegliere chi poteva manifestare e chi no, chi era buono e chi cattivo. Organizzazioni sindacali territoriali, associazioni, liberi agricoltori decisero spontaneamente se aderire o meno ad un movimento comunque pacifico, civile, ma determinato a fare valere le proprie ragioni. Non tutti scesero in piazza Montecitorio ma tutti usufruirono dei vantaggi che ottenemmo perché questa è la democrazia, questo è, credo, l’unico modo per tornare ad essere fieri del nostro lavoro e della nostra capacità di rappresentarci come una categoria forte, unita, consapevole dei propri diritti e della propria importanza per il Paese.

Dr.Remo Parenti -Presidente Unione Agricoltori Viterbo

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