Avete presente i cinesi che camminano per le strade con le mascherine per proteggersi dallo smog? Bene, o meglio, male, perché rischiamo tutti di doverle utilizzare tra poco tempo. Ma non è solo l’essere umano a rischiare la salute a causa dei fumi tossici, chi ci rimette di più, a lungo andare, infatti è la Terra. Le emissioni di CO2 e la concentrazione di gas serra in atmosfera non sono mai state così alte, come sottolineano i dati dell’Organizzazione mondiale della meteorologia (Wmo). Come si può allora porre rimedio? Ci pensano la comunità scientifica italiana, l’Università della Tuscia e Capodimonte.
Infatti, dopo i dati allarmanti diffusi dalla Wmo, che sottolineano come nel 2015 i valori di anidride carbononica e di gas serra abbiano superato i 400 ppm (parti per milione), in Italia si è deciso di costituire, per la prima volta in Europa, una Joint research unit. Si tratta di un accordo di collaborazione, siglato pochi giorni fa, da centri di ricerca e università, tra le firmatarie anche l’Unitus, che si impegnano a sostenere e promuovere la partecipazione italiana in Icos-Ri (Integrated carbon observation system – Research infrastructure). Ovvero un’importante infrastruttura europea di ricerca distribuita che fornisce misure di alta qualità sul ciclo del carbonio, sulle emissioni CO2 e sulla loro concentrazione atmosferica.
Si pensi solo al detto “non ci sono più le mezze stagioni”. Una metafora che rischia di diventare una realtà vera e propria. Infatti i cambiamenti climatici in atto e le catastrofi naturali sono direttamente collegabili all’aumento di CO2 e di gas serra nell’atmosfera. E allora la Joint research unit potrebbe segnare un punto di svolta, o almeno d’inizio, sull’impegno della ricerca italiana in un tema, come quello ambientale, che diventa sempre più urgente risolvere e studiare.
Mettere a servizio di tutti le conoscenze, le competenze, i risultati degli studi, i dati ricavati dal monitoraggio delle emissioni è un contributo fondamentale che la comunità scientifica italiana dona all’intero pianeta. Così sono state istallate stazioni di osservazione e rilevamento dati per l’atmosfera, nell’ambito di Icos-Ri, in tutta Italia e nella provincia di Viterbo nella cittadina lacustre di Capodimonte.
La Joint research unit è stata siglata da Cnr, Fondazione centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, l’università degli studi della Tuscia di Viterbo, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Val d’Aosta, la provincia autonoma di Bolzano, Fondazione Edmund Mach , le università degli studi di Sassari, Padova, Genova, Udine, Cattolica del Sacro Cuore, l’Istituto nazionale oceanografia e di geofisica sperimentale e la Libera università di Bolzano.