19052024Headline:

Tuscia film fest, la Dolce Vita abita qui

film fest (2)Quando si spengono le luci e restano accese solo le stelle e la luna, lo spettacolo può cominciare. Silenzio. Schermo buio, quella strana sensazione di attesa e curiosità che solo una proiezione vera può dare (ecco perché il cinema in televisione non è e non sarà mai la stessa cosa). Parte il film, e per un paio d’ore non ci sarebbe altro a cui pensare, se solo non fossimo qui, in piazza San Lorenzo, tra i monumenti e la storia, tra il sacro del Duomo e gli archi leggeri di Palazzo papale.

Che spettacolo, che idea. Il Tuscia film fest avrà pure impiegato undici edizioni per conquistare questa piazza magica, ma ne valeva la pena. Anche se per la serata d’apertura fa freschetto (eufemismo), qui si possono ancora trovare cavalieri che cedono la giacca alle signore, un’altra magìa mica da poco. Sullo schermo appoggiato alle mura del vecchio ospedale scorrono le immagini della pellicola scelta per l’esordio: è “Smetto quando voglio”, opera prima del giovane regista Sydney Sibilia, che ha fatto incetta di nomination ai David di Donatello e ai Nastri d’argento, per quanto ciò possa contare.

Scelta azzeccatissima, viene da aggiungere, perché il film è leggero e divertente, con un velo di satira sociale sui tempi (leggi: giovani laureati, ricercatori, disoccupati) e ritmi giusti. Un titolo che s’inserisce nella tradizione italiana degli ultimi anni – à la Boris, per intenderci – e che non dimentica la vecchia tradizione della commedia nazionale: la scena dell’assistente che dà ripetizioni a casa, per esempio, è un geniale omaggio al Verdone di Acqua & Sapone.

film fest (3)Il pubblico pagante (4 euro) ride di gusto: 420 seduti, e quelli accoccolati sulle scale del duomo. L’organizzazione della banda di Mauro Morucci è svizzera: video e audio nitidi, l’area ristoro di EnoCinena – con aperitivi curati da I Giardini di Ararat, ad un lieve sovrapprezzo sul biglietto – offre conforto a chi resta con la gola secca. Alla fine, sul palco, ecco Enrico Magrelli – giornalista, professore, critico, membro della commissione del Festival di Venezia – che chiacchiera con il regista Sibilia, simpaticissimo (“Perché mi chiamano Sydney? E’ la domanda che mi fanno tutti: comunque, ho una vecchia zia in Australia). Poi un collegamento Skype con un protagonista del film Stefano Fresi, che è a Matera per girare e che infila dentro la webcam anche Luca Argentero, per il delirio delle fans. Lo stesso Sibilia riceve dal segretario di Confartigianato Andrea De Simone il premio Pipolo 2014, dedicato alla memoria del celebre regista e autore degli anni settanta e ottanta, nato proprio a Viterbo col nome di Giuseppe Moccia.

Titoli di coda, la piazza si svuota e tutti al Dopofestival, in piazza della Morte. Sedie bianche, clima più disteso, altri ospiti come Steve Della Casa e Franco Grattarola, che presenta il suo Luce Rossa, libro sul cinema hard italiano. Sarà l’ora tarda, sarà la birra artigianale, ma il pensiero sfiora tutti: nei giorni del Tuscia film fest, questo scorcio unico di Viterbo, profuma di Dolce Vita. Nel senso migliore del termine.

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