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Viterbo adesso si vergogna di se stessa, cancella pure i storici simboli massonici in città

Il Rosone della Chiesa di S.Maria Liberatrice (Trinità)

Redazione

Viterbo,15.12.23

Nel libro “Il Sole d’argento, il segreto della massoneria a Viterbo” scritto da Tiziana Mancinelli (Intermedia Edizioni) vi è una presentazione dei simboli massonici presenti in Città, in particolare, negli architravi dei palazzi, nelle chiese ed in ogni dove scalpellini hanno lasciato sul tenero peperino segni di un passato fatto di misteri esoterici presenti molto prima della nasccita della moderna massoneria, che si sa, sorse in Inghiltera nei prini decenni del sec.VIII°.

Quindi, se prima di un’organizzazione massonica mondiale, cosi come oggi conosciuta, potevano esserci a Viterbo persone che si associavano nel segno di un’appartenenza particolare, non è provato, però, l’assunzione della moderna massoneria e segni presenti da secoli prima della costituzione fatta da Anderson nel 1717, fa ritenere l’esistenza di associazioni che poi formarono confluirono nella attuale massoneria.

Viterbo di segni massonici è piena. La costruzione di chiese, la cui facciata è ad oriente lo conferma. Gli Architetti Camporese che progettarono e realizzarono la Chiesa della Trinità, per esempio, hanno rivolto a levante la facciata e sul rosone e poi anche nella pala all’altare hanno riportato il triangolo con l’occhio di Dio, cioè il Grande Architetto dell’Universo,

Un particolare, in questa chiesa, il fatto che il giorno del solstizio d’estate, per un giuoco di ombre e luci, davanti all’altare della Madonna liberatrice, compaiono sul pavimento tre raggi di luce che rappresentano un triangolo, cioè quella figura geometrica precisa che indica la rettitudine della ricerca massonica.

In piazza del Plebiscito, meglio detta Piazza del Comune, nei sampietrini compare una stella pentalfa, altro chiaro segno massonico.

A Viterbo, pertanto, appare evidente che la presenza massonica fosse ben prima nota della fondazione della prima loggia fatta dall’illustre concittadino Francesco Orioli, poi seguito da Giacomo Lomellino d’Aragona (primo sindaco di Viterbo) e poi da altri concittadini che mai a Viterbo fecero mancare la presenza di una loggia massonica, anche di nascosto durante il ventennio.

Mascherare con addobbi di Natale i simboli massonici è uno sfregio alla storia di questa città, un ennesimo compiuto dall’attuale amministrazione, cui va preciso invito di non toccare i sampietrini di p.zza del Comune ancorchè con i soldi del PNRR. Ne andrebbe della tradizione della Città ed un’offesa ai tanti illustri passati concittadini che governarono questa città con la logica appresa nelle logge e di tanti che oggi ancora ne conservano la tradizione presenti nelle Logge cittadine del Grande Oriente d’Italia e della Gran Loggia d’Italia degli ALAM (Antichi, liberi accettati muratori).

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