Gloria nasce prima, ma non è prematura, semmai è una di quelle creature che hanno voglia di mostrarsi al mondo in tutta la loro bellezza. Il progetto esecutivo della nuova Macchina di Santa Rosa è stato depositato venerdì negli uffici comunali, con un giorno d’anticipo rispetto alla scadenza fissata per ieri, 28 febbraio. E’ stato lo stesso creatore, l’architetto Raffaele Ascenzi, ad espletare le formalità, portando anche il nuovo bozzetto, in scala 1:20: “E’ bellissimo, impeccabile grazie all’utilizzo della tecnologia 3D. Lo volevo lasciare all’ufficio protocollo, ma il sindaco ha voluto che lo portassi su, in Sala Rossa”, dice il progettista. E beato Michelini, che si è potuto godere questa meraviglia da vicino.
Il percorso per la realizzazione di Gloria è entrato dunque nella fase cruciale. Perché nel corso di questa settimana (probabilmente tra mercoledì e giovedì) verrà pubblicato il bando per la costruzione, una procedura di carattere europeo che verrà aggiudicata entro la fine del mese. A quel punto avremo il nome dell’azienda che produrrà materialmente la Macchina. E che potrà cominciare ad aprile per concludere, secondo le ipotesi più ragionevoli, entro luglio. Giusto in tempo per essere poi allestita accanto alla chiesa di San Sito.
“Sono soddisfatto – dice Ascenzi – perché tutto è andato bene, e nel rispetto dei tempi. E’ stato un lavoro di gruppo, nel quale ho coinvolto tutto il personale del mio studio. Che voglio ringraziare, uno per uno”. Eccoli: l’ingegner Ivan Grazini per le strutture, coi collaboratori sempre alle strutture, l’ingegnere Valentina Vannutelli e l’architetto Emanuele Feliciano. Per gli impianti, l’ingegner Mauro Cornacchia. Per il bozzetto, Riccardo Zenoni dell’Alphaprotech. E ancora: il grafico Luigi Vetrani, i collaboratori geometra Marco Porcorossi e l’architetto Divina Prugnoli.
Non resta che aspettare e confidare nelle procedure burocratiche. Perché se Gloria è stata pensata e disegnata da menti straordinarie, possa anche essere costruita da professionisti di alto livello. Se lo merita Santa Rosa, la Macchina (e la tradizione), e un po’ se lo meritano anche i viterbesi.