Signori, signore, spegnete la televisione. Abbandonate Maria de Filippi al suo triste destino, ed iscrivetevi al Cpia. Che non è una rete destinata a promettenti fucilieri (che farebbero comodo, considerando la tipa di cui sopra), bensì il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti. E fa capo al Miur. Una seconda via, per farla breve. Utile. Interessante. Didattica.
In Italia esistono solamente undici realtà di questo tipo. Una ha sede amministrativa a Viterbo. Ed è distribuita su cinque centri: Civitavecchia, Ladispoli, Fiumicino, Ostia e, chiaramente, il capoluogo della Tuscia.
Il dirigente è la professoressa Francesca Sciamanna, fino allo scorso anno ricopriva il medesimo ruolo alla “Vanni”. A supportarla invece ci sta la direttrice dei servizi amministrativi Ada Bellettini. La sede naturale del tutto è stata piazzata nei locali dell’ex Provveditorato.
E veniamo al dunque. “Il Cpia si occupa di educazione permanente – spiega la direzione – curando il rientro nei percorsi di istruzione del I ciclo (ex licenza scuola media, ndr) dei minori che abbiano compiuto i 16 anni. E della popolazione adulta sprovvista di relativo titolo. Inoltre organizza percorsi per la certificazione delle competenze sugli insegnamenti generali del primo biennio degli istituti tecnici, professionali e licei artistici”.
Per quanto concerne il percorso del secondo periodo, si tratta di una cosa del tutto innovativa, che consente agli iscritti il riconoscimento per il rientro in istruzione nei corsi serali degli istituti tecnici, professionali e licei artistici, agevolando il raggiungimento del diploma.
L’obiettivo cardine è perciò quello di abbassare l’elevato grado di dispersione scolastica. “Altro compito poi è di offrire la formazione linguistica sulla conoscenza della lingua e cultura italiana ai cittadini stranieri – proseguono – Negli ultimi 5 anni questa funzione è divenuta sempre più importante, visto l’alto numero di persone che da fuori lo Stivale giungono nel nostro paese”.