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Elezioni a Tuscania: batti cinque

Da sinistra: Bartolacci, Brachetti, Natali, Scarito e Rossi

Da sinistra: Bartolacci, Brachetti, Natali, Scarito e Rossi

Tuscania: ottomila abitanti e spicci, un passato illustre, un presente interlocutorio e un futuro in cui – sicuro – ci sarà da rimboccarsi le maniche. E vale per chiunque si troverà, lunedì 26 maggio, a festeggiare il successo nelle elezioni comunali. Tuscania, cinque candidati sindaco e una frammentazione che salta agli occhi. Già, perché le differenze nei programmi e nelle proposte spesso differiscono di pochissimo, oppure sono proprio identitiche spiccicate. Sarà perché gli argomenti in un paese così sono sempre gli stessi, sarà perché manca la fantasia di inventarsi un colpo ad effetto, sarà perché la contingenza suggerisce di volare basso. Ma l’impressione, tutto sommato, è che qui si deciderà tutto non in base alle idee, semmai alla fiducia dei singoli elettori nei candidati. Con la prospettiva che la faccenda si risolva al fotofinish, per un pugno di voti. E con la necessità – ammessa da tutti i concorrenti – di trovare armonia sijn dal giorno dopo le elezioni.
C’è Fabio Bartolacci (Obiettivo in Comune), già assessore alcuni anni fa, attuale consigliere provinciale col Nuovo Centrodestra, un ruolo che gli consente anche di aver molto chiara la situazione, per esempio sulla questione strade, annunciando l’imminente arrivo di un bel po’ di quattrini (800mila euro, pare) per sistemare il disastrato sistema viario intorno alla cittadina, quel sistema oberato soprattutto d’estate dal traffico da e verso il mare, e dal mancato completamento di un’alternativa importante come la trasversale Orte-Civitavecchia. Promesse che un altro candidato come Regino Brachetti (Rinascita per Tuscania) ha immediatamente paragonato – con perfida ironia – al bonus di 80 euro inventato dal premier Renzi proprio a ridosso delle altre elezioni del 25 maggio, quelle europee.

Già, Brachetti. L’eterno Regino, il “rieccolo” della situazione, dopo aver già guidato il Comune a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila, dopo aver conosciuto la politica romana al fianco del suo grande amico Clemente Mastella, dopo aver frequentato anche la Provincia e la Regione. Adesso ci riprova, dando sempre l’impressione di avere parecchi assi da giocare (uno come Brachetti di solito non corre soltanto per partecipare) e ammonendo gli avversari dall’alto della sua espereinza: “Attenti a non fare promesse impossibili poi da rispettare. Amministare è difficile, specie in momenti di crisi”, ripete spesso con quel sorriso di chi la sa lunga. Qualcuno lo dà tra i favoriti insieme allo stesso Bartolacci, ma sono le solite valutazioni della vigilia che circolano in ogni bar di paese, e che vanno prese perciò con le molle.
Così come è tutto da pesare l’impatto che avrà nella contesa Massimo Natali, il sindaco uscente. Uno che a prima vista può sembrare burbero, ma che alla fine si scopre per quello che è: tremendamente realista. “Bisogna stare coi piedi per terra”, dice. Perché il momento è tremendo, in pochi anni della sua amministrazione ne ha viste di tutti i colori (come tutti i sindaci italiani del resto), tra tagli di fondi, cambi di Governo nazionale e regionale, crisi economica. Punta a continuare quei progetti fattibili, dal rilancio del centro storico e delle attività commerciali, al turismo delle necropoli, al rafforzamento di quelle strutture – asilo nido e cengtro d0aggregazione giovanile – già realizzate negli ultimi tempi. Nega con decisione le accuse di aver portato il Comune sull’orlo del default economico, e dice che le cose non sono così preoccupanti, anzi. Certo, come ogni sindaco uscente in questo 2014, rischia davvero di essere identificato come “la causa di tutti i mali”. Non è così, ma spiegarlo alla gggente comune, spesso, è un’impresa impossibile.
Come outsider, ecco Fabio Rossi, 28enne candidato per il Movimento Cinque Stelle. Faccia pulita, eloquio misurato, programmi in linea con quelli di tutti gli aspiranti sindaci pentastellati, a partire dalla trasparenza della cosa pubblica, della partecipazione dei cittadini nei processi decisionali, abbassare i costi della politica, del rilancio dei prodotti tipi attraverso la filiera corta. La sua squadra schiera parecchi giovani ma anche qualche elemento oltre gli anta: nella campagna elettorale sono quelli che hanno agitato più le acque, perché nuovi, e alimentato anche il dibattito sui bloog locali.
Chiude Alberto Scarito, che corre per i colori del Pd e che non ha esperienze precedenti da consigliere. Oltre all’agricoltura, all’artigianato e ai servizi sociali, la sua proposta che ha colpito tutti ha il sapore vagamente grillino: se eletto, dimezzerà i rimborsi suoi e quelli degli assessori. Basterà a convincere i fieri e frammentati elettori tuscanesi?

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