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Ecco il gallinaccio sacrificato a S. Ermete

ischia_di_castroA Lekeitio, nel cuore pulsante (d’indipendenza) dei Paesi Baschi, il cinque di settembre si celebra tutti gli anni “el día del ganso” (da leggere con la “z”). Ogni gruppo di amici esce in barca e si dirige al centro del porticciolo. Dove legato ad una corda ci sta proprio lui, il ganso (una via di mezzo tra un tacchino ed un pollo). Il più minuto dell’imbarcazione, vestito total white, lo afferra per il lungo collo e se lo mette sottobraccio. Come si usa con la baguette a Parigi. Tuffandosi poi in acqua. Contemporaneamente una trentina di forzuti dal bagnasciuga tirano e mollano la fune. Sollevando e riscaraventando il tipo in mare. Vince l’assurda competizione chi più volte riesce a rimanere ancorato al pennuto. O chi nel saliscendi si trova tra le mani la testolina del malcapitato. Così vuol la tradizione.

A 1400 chilometri di distanza ci sta invece Ischia di Castro. Alta Tuscia. Altro mondo. Seppur estremamente rurale anch’esso. Qui il 28 di agosto, in onore del patrono Sant’Ermete (e non San Antolin, per ritornare ai discorsi iniziali) si svolge la “Giostra del gallinaccio”. Di scena quindi anche domani, ore 17.30.

Doverose precisazioni storiche. La leggenda vuole che tale Ermete, centurione romano, si convertì al cristianesimo. E per questo motivo fu sottoposto a martirio. La tradizione dell’uccisione del gallinaccio si lega alla concezione stessa dell’animale che, nel culto pagano, rappresentava il diavolo. Per evitare un ritorno del “male” si istituì questa sorta di rito a gimcana. In realtà la bestiola sacrificata è un’oca. Anch’essa appesa ad un filo. Ma da prendere al volo passandovi sotto a cavallo. Trionfa, come poi a Lekeitio, chi torna a terra col collo tra le dita.

Le due pratiche a memoria d’uomo si svolgono da sempre. E parallelamente si evolvono sul binario della consapevolezza culturale. Partite in modo barbaro e cinico infatti, ad oggi mitigano la brutalità dell’atto attraverso la prematura morte dei volatili. Passati già a miglior vita prima di essere esposti a trofeo. Spostando il fulcro del discorso squisitamente su Ischia infine, di particolare suggestione è l’evento che precede il momento della Giostra. A partire dalle 16 sfila (e sfilerà) il corteo storico con quaranta cavalieri del Ducato di Castro. Venti di questi vestiti dei colori delle cinque contrade locali. Saranno loro a sfidarsi per la conquista del Palio. Il tutto si chiude con una cena a tema all’interno del “Bivacco medievale” allestito per l’occasione.

Tu chiamale, se vuoi, folli congiunzioni astrali.

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