22052024Headline:

“Dal vostro arrivo son finiti i soldi”

I sindacati congiunti scrivono al sindaco di Tuscania in merito al Consorzio Tspa

Fabio Bartolacci, sindaco di Tuscania

Fabio Bartolacci, sindaco di Tuscania

Prima di procedere, considerando la delicatezza dell’argomento, precisiamo subito una cosa: oggi diamo la notizia, così per come ci è stata recapitata in redazione. Domani invece tenteremo di sentire l’altra campana. E cioè il sindaco di Tuscania Fabio Bartolacci (avremmo voluto fare tutto insieme ma, purtroppo, non ci ha risposto).
Avanti. Il tema centrale verte sul Tspa. Dice: cos’è? Il Tspa è un consorzio, ente pubblico sovra-comunale, istituito nel 1998. Ne fanno parte Tuscania, Arlena di Castro e Tessennano. Fino al 2015 vi era dentro anche Piansano, che poi però è uscita.
A questo benedetto Tspa sono state conferite due funzioni, principalmente: servizio sociale e per l’ambiente. Cioè. Sono state assunte delle persone (contratto pubblico a tempo indeterminato) addette a tali determinanti comparti.
E fin qua nulla di strano. La catastrofe però è dietro l’angolo. “Dall’insediamento dell’attuale amministrazione del Comune di Tuscania, nel 2014 – scrivono Cgil, Cisl e Uil – il sindaco e la segretaria comunale hanno iniziato a mettere in discussione la sussistenza dell’ente ed hanno bloccato il trasferimento dei fondi previsti nei bilanci, regolarmente approvati dall’assemblea negli anni precedenti”.
Seguono nella missiva una serie infinita di articoli e comma, che volentieri vi risparmiamo. In sostanza però i sindacati giurano che la squadra di Bartolacci vuole sopprimere il consorzio, non tenendo conto che quelli “che si occupano di servizi sociali (che siano servizi o funzioni poco importa) non possono più essere sciolti”.
E ancora. “Si è creato un castello di carta che è servito da alibi per l’interruzione del trasferimento di fondi – sempre le sigle – e che ha provocato danni ai fornitori dell’ente che non vedono pagate le loro fatture, e ai dipendenti che hanno visto negli ultimi mesi lo stipendio giungere a ‘singhiozzo’, ed attualmente sono nuovamente senza retribuzione”.
E qui si gioca la partita. Se salta il consorzio, i dipendenti rimangono a piedi. Per non parlare poi dei servizi non più erogati (ma questo lo vediamo più avanti). “La cosa grave è che si sta tentando di giustificare lo scioglimento dell’ente – proseguono – ipotizzando oltretutto l’interruzione dei rapporti di lavoro per i dipendenti che da anni si sono impegnati per fornire un servizio di qualità in un settore molto delicato e fondamentale. A dimostrazione della fondatezza di questi timori si sta assistendo alla soppressione o esternalizzazione di buona parte dei servizi sociali”.

Il centro storico di Tuscania

Il centro storico di Tuscania

E sono nove le famiglie (a detta sempre loro) che oggi come oggi si trovano nei guai. “Un amministratore pubblico, un sindaco – chiudono – ha tra le preoccupazioni principali, oltre a gestire la cosa pubblica, dare buoni servizi ai propri concittadini cercando di aumentarli, migliorare lo stato sociale dei più bisognosi ed anche la questione occupazionale. L’amministrazione di Tuscania, in un modo inconcepibile, sembra indirizzata per altri lidi e parla anche di interruzione del rapporto di lavoro creando di fatto il problema e lasciando poi solo alla legge la possibilità di evitarlo”.
A domani.

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