17052024Headline:

Elio, nella Tuscia quante “storie tese”

Stefano Belisari, front-man del gruppo Elio e le Storie tese

Stefano Belisari, front-man del gruppo Elio e le Storie tese

Caro Elio. E care Storie tese,

Quanto segue non è un articolo di presentazione del vostro concerto di stasera (ore 21.15 a Ferento). Bensì una lettera a cuore aperto. Una sorta di appello girato agli “Alfieri del bel canto”. Convinti di venir a suonare in uno dei teatri romani tra i più belli d’Italia. Ed invece catapultati inconsapevolmente nell’autentica Terra dei cachi. Ok, magari modesta nelle dimensioni. Ma senza dubbio specchietto assai simile a quello da voi descritto sul palco dell’Ariston. Correva il lontano ’96. E sostanzialmente da allora qui non è cambiato nulla, se non in peggio.

Quindi occhio. Perché salendo da Roma potreste incappare nel Belcolle. Struttura ospedaliera che vanta il Pronto soccorso meno pronto dello Stivale. Si entra oggi per un unghia incarnita, e si esce coi pronipoti morti di vecchiaia. “Primario sì, primario no. Primario fantasma”. Almeno all’epoca nel vostro testo ci stava ancora il dubbio che il primario ci potesse essere o meno. E nella peggiore delle, questi si dimenticava “una pinza nella panza”. Ora è una parola anche solo trovarlo, il primario…

Guai poi a bere l’acqua della città dei papi. Perché se a Nepi hanno la minerale e addirittura ad Anguillara sgorga frizzante dalle fontanelle, qua viene servita (e salata) con l’aggiunta di arsenico e scorza di limone. E la Talete, ente gestore dei pubblici rubinetti, è un organismo dal direttivo talmente top secret che manco si capisce chi è il presidente.

La Terra dei Cachi

La Terra dei Cachi

A chiusura di spettacolo inoltre, che non vi venga in testa di andarvi a fare un bagno al mare. Perché la Trasversale che porta verso Civitavecchia è un’opera concreta, partita, ma eternamente incompiuta (tipo Pato nel Milan, anche se sappiamo della vostra nerazzurità). Battezzata almeno quaranta anni fa, è morta dopo tre vagiti e prima ancora che il nastro sforbiciato toccasse terra.

Fortuna però che almeno la politica locale risulta combattiva. In Comune, siamo infognati in un tour de force per l’approvazione del bilancio, che è passato per 20mila emendamenti presentati dall’opposizione. Quella che governava fino all’altro ieri e che ad agosto 2014 s’è resa conto che così le cose non vanno. Ora però comanda la sinistra (che ha vinto grazie ad una lista civica di destra). E che ha appena inserito la tassa di soggiorno. Prima ancora di costruire un cesso o far girare una mappa dei monumenti. “Tu sarai il piccione, ed io il tuo monumento”, sempre per citare voi immensi. La monnezza, quella non manca: la prendiamo anche da Rieti e da Roma, per soldi mica per generosità.

“Una pizza in compagnia, una pizza da solo. In totale molto pizzo”. Qui manco le mazzette girano. Ché pure la Camorra s’è arresa e preferisce investire altrove. Hanno fatto partire cantieri che manco il Colosseo, per poi abbandonarli dalla disperazione.

Di buono però abbiamo le associazioni, che fanno cultura. E della cultura poi fanno un lavoro. E dei riscontri per il territorio se ne fregano. E piangono contributi. E quando non glielo danno non fanno più cultura. E s’imbronciano. E vanno a piangere dall’amico giornalista che il giochetto è finito.

E poi ci sono pure i babbi Natale che corrono per le feste. La calza della Befana più lunga del mondo, trainata dalle 500. La performance di Pino Daniele costata quanto il tonno e della quale se ne sono fregati tutti (come gli ultimi venti concerti di Santa Rosa). C’è oltretutto un festival che funziona. Si chiama Caffeina. E dato che funziona si è ben pensato di rovinarlo infilandoci di mezzo la politica. E ancora parcheggi nuovi e inutili (le Pietrare) o a pagamento (quello dell’ospedale). I vostri invece erano solo “abusivi”. Negozi che chiudono a frotte. Piani turistici inesistenti. E chi più ne ha più ne metta.

Piuttosto. Il vostro live di stasera e’ venduto a trenta euro di media. Pare che di biglietti se ne siano smerciati pochi. Tra qualche giorno invece suonerete a Rispescia, Festambiente. Alla modica cifra di dieci carte. Col tutto esaurito garantito.

La Terra dei cachi è questa, caro Elio. Non si discute. Per sopravvivere ci vuole “un cuore grande così”. E benvenuti.

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