17052024Headline:

Seadas: dall’isola con dolcezza

Un dessert della tradizione e un formidabile modo per chiudere un'abbuffata

Un piatto di seadas

Un piatto di seadas

Finger food, cucina internazionale, fast food e altre bislacche mode culinarie non sono riuscite a intaccare il tradizionale rito del pranzo della domenica, che continua a essere celebrato dalla maggior parte degli italiani. Secondo un sondaggio – di chi non si sa – in Italia si ripropone lo stesso menu che veniva portato in tavola negli anni Cinquanta e Sessanta: antipasto misto; lasagna/pasta asciutta; arrosto con patate e dolce.

Ecco, il dolce. Proprio qui vi volevo – cari i miei lettori – perché oggi, in questa nuova puntata di Mangia come parli, affronterò proprio quella pietanza che chiude le nostre abbuffate domenicali. Ma cosa mangiano gli italiani per dolce? C’è chi preferisce la classica piccola pasticceria, chi la torta fatta in casa e chi lo snobba, con aria da finta snob perché a dieta, anche se un secondo prima si è mangiato pure la cugina di secondo grado che le sedeva accanto.

Qualunque sia, comunque, non azzardatevi a preparare un pranzo della domenica senza annoverare questa portata sul vostro menu: rischiate l’arresto a 10 anni di prigione senza condizionale. Io vi ho avvisati, fate voi.

Ma adesso sorvoliamo sulle questioni etiche o meno della divin cucina e passiamo alla ricetta di oggi: la seadas. Sì, vi ho visti sobbalzare sulle vostre sedie, lo so, questo dolce fa lo stesso effetto anche a me.

Sono particolarmente legata a questo piatto sardo perché mi ricorda casa. Da mamma, a nonna, passando per le zie, le cugine, le prozie, le cugine di nonna, il figlio del cugino di nonno, il topo che vive in cantina, tutti vogliono offrirti una seadas. Alla fine di ogni pasto che si rispetti c’è lei, insieme a quei 3/4 chili ad aspettarti. Pasta fresca, formaggio, miele o zucchero e colesterolo. Adorabile combinazione mortale da trentordicimila calorie.

Quando ero bambina e la mia famiglia si riuniva, nonna viaggiava sulle quindici barra venti seadas a pasto, che comprendeva anche un buono dal medico di turno per un’eventuale lavanda gastrica.

Scene di vita familiare sarda

Scene di vita familiare sarda

”Te la faccio la seatina?” Era la sua frase mentre io, ingolfata da ogni ben di Dio di cibo, mi trovavo spalmata sul divano come un cetaceo spiaggiato in attesa di essere riportato in alto mare. E quindi, dopo un pranzo a base di formaggi di ogni tipo, pasta fatta in casa, pane carasatu, olive, salumi di ogni forma animale vivente, maialetto, patate fritte, patate arrosto, insalata (per sgrassare), cannonau e mirto c’era lei: la mitica seadas.

Se non l’avete mai provata cavoli vostri, ma ora potete rimediare.

Livello di difficoltà: Con l’aiuto di un cane dovreste riuscire a farle senza distruggere la cucina.
Tempo di preparazione: quello che impiegherete per ascoltare un cd dei Tazenda.

Ingredienti per 10/12 nostalgici della Sardegna: 1 chilo di formaggio pecorino (o misto) fresco, mezzo chilo di semola fina di grano duro, 3 uova, qualche cucchiaiata di strutto fresco, la scorza grattugiata di due limoni, olio d’oliva, un pizzico di sale, zucchero o miele sciolto a bagnomaria.

Prendete il formaggio (deve essere di 4 o 5 giorni di stagionatura) tagliatelo a fette e immergetelo per una decina di minuti nell’acqua bollente tolta dal fuoco. Passati i dieci minuti – durante i quali potete fare una serie di addominali o mangiarvi una chilata di biscotti – strizzatelo, grattugiatelo e unitelo alla scorza di limone.

Impastare la semola con le uova, il pizzico di sale e lo strutto, sempre perché noi ci teniamo alla linea. Lavorate bene la pasta fino a raggiungere una consistenza elastica e morbida. A questo punto incominciate a tirarla, così da ottenere una sfoglia sottile da cui ritagliare dei dischi di 10, 12 centimetri di diametro. Distribuite su ogni disco una buona quantità dell’impasto precedentemente preparato e sovrapponete gli altri per chiudere. Ricordatevi di saldare bene bene i bordi (per facilitare quest’operazione, consiglio di inumidire leggermente gli orli da congiungere con un goccio d’acqua o albume d’uovo). Una volta chiusi i dischi, facendo attenzione a far uscire tutta l’aria, premete bene il bordo della pasta e tagliate il primo pezzetto con una rotella per ravioli. Friggete le seadas in olio ben caldo da entrambe le parti, fino a completa doratura, improvvisate qualche passo del ballo sardo e cospargere le seadas con miele o zucchero.

Arrancate a tavola, intonate una canzone dei Tazenda, e bon’apetitu.

Ps. Per dovere di cronaca e per la legge sulla trasparenza, tengo a informare i miei 24 lettori che in settimana la mia carissima amica ha mantenuto quella promessa e ha finalmente cucinato le penne con pistacchi e pancetta. E’ per momenti come questi che vale la pena tenere un blog.

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