19052024Headline:

C’è davvero voglia di spegnere la luce?

Riflessioni e considerazioni di varia umanità sorseggiando il caffè della domenica

trentarighe disegnoLa settimana natalizia è trascorsa senza (apparenti) novità. A Palazzo dei priori il barometro della crisi continua a segnare bassa pressione e mari piuttosto mossi. I contendenti sono rimasti più o meno sulle posizioni di partenza: i sette consiglieri dissidenti continuano a rimanere sull’Aventino, anche se confermano di non avere alcuna intenzione di sfiduciare il sindaco, il quale d’altra parte continua a non voler prendere in considerazione l’ipotesi di dimettersi, chiedendo che il voto sia palese in modo tale che tutti ci mettano la faccia. Posizioni a prima vista inconciliabili che l’inviato della segreteria regionale del Pd, Tramontana, proverà a smussare per cercare di uscire dal cul di sac in cui l’amministrazione Michelini è finita.

Persino inutile oggi continuare a chiedersi perché si è arrivati a questo? L’estromissione di Vannini, la nascita ufficiale dei Moderati e Riformisti, tensioni vecchie e nuove, anche qualche situazione personale che riaffiora con puntuale sollecitudine: un insieme di “convergenze parallele” che alla fine hanno prodotto il risultato che è sotto gli occhi di tutti. E dal quale non si riesce ad intuire una possibile via d’uscita che non sia la fine anticipata della consigliatura. E’ la logica a consentire di pervenire a queste conclusioni, ma il raziocinio non è sempre la stella polare in politica, dove talvolta prevalgono altre motivazioni, più sottili e meno soggette alle regole quotidiane alle quali ciascuno di noi si ispira. Il pallino è tutto nelle mani dei democrat. Se davvero il Pd, tutto e senza subordinate, ha la volontà di non spegnere la luce, allora una quadra (anche di profilo medio-basso) si troverà, altrimenti ogni sforzo risulterà vano ed è decisamente meglio chiuderla qui.

Il sindaco Michelini e, sullo sfondo, l'onorevole Fioroni

Il sindaco Michelini e, sullo sfondo, l’onorevole Fioroni

Certo fanno un po’ specie osservare le mosse delle segreteria provinciale che, invece di essere parte diligente nella composizione degli attriti, diventa detonatore e cassa di risonanza dei malcontenti generalizzati; come pure non aiuta, anzi decisamente peggiora lo stato delle cose, la filippica fioroniana. Dal segretario provinciale (che, per inciso, nel Pd è anche responsabile del Lazio degli enti locali) e da un leader di caratura nazionale come Fioroni ci si sarebbe aspettata maggiore prudenza. Perché le parole pesano, in qualunque contesto vengano pronunciate, e poi si fa fatica a ritrovare il necessario equilibrio.

Qui non si tratta di fare il tifo per l’uno o per gli altri. Si tratta semplicemente di porsi con sincerità e senza sovrastrutture ideologiche (ammesso che ancora esistano le ideologie) il problema di che cosa sia meglio per Viterbo e per i suoi cittadini. E questa è l’unica cosa che davvero conta.

Buona domenica e Buon Anno

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