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La Viterbese e il sogno della serie B

La città vuole entrare nel calcio che conta e la società ci sta provando con ogni mezzo

Il sindaco Leonardo Michelini e il patron della Viterbese Piero Camilli

Il sindaco Leonardo Michelini e il patron della Viterbese Piero Camilli

Il mondo del calcio sta cambiando, e questo è sotto gli occhi di tutti. È difficile parlare ancora di sogni quando tutto il mondo del pallone ruota intorno ai soldi. Così, in un calcio che sembra sempre più legato a temi tipici delle grandi aziende, come gli interessi, i conti in banca e le plusvalenze (forse perché ormai le squadre, di fatto, sono realmente solo delle grandi aziende) è raro incappare in situazioni e personaggi che appartengono al calcio di una volta. Per questo, fa piacere poter dire che il presidente della Viterbese, Piero Camilli, è proprio uno di questi. Un tipo vulcanico forse, ma sempre schietto e diretto.

Per questo motivo, le sue parole ai microfoni di Diretta Sport non stupiscono, ma rappresentano comunque uno sfogo che testimonia la controversa situazione che vive la città di Viterbo. ”Mi guardo intorno e mi rendo conto per l’ennesima volta che in questa città non c’è futuro per chi ha voglia di fare calcio ad un certo livello ed una certa maniera” ha constatato con amarezza Camilli, che ha poi aggiunto: ”se i tifosi non vengono non posso andare a prenderli a casa” lamentandosi per le poche presenze sugli spalti. Ma il presidente non si è fermato qui, puntando il dito anche con l’amministrazione locale, rea di non aver supportato a dovere, come già richiesto in passato, le esigenze di una società che ha una grande voglia di crescere. Ecco che allora torna il discorso dei soldi, del calcio come un business che ha bisogno degli investimenti per poter generare dei ricavi. Camilli, da parte sua ha fatto già molto riportando la squadra a giocare tra i professionisti dopo gli anni bui del mondo dilettantistico.

I tifosi allo stadio

I tifosi allo stadio

Ma non si tratta solo di questo: Camilli non vuole accontentarsi di galleggiare nelle sbiadite acquee di metà classifica, ma sta cercando di allestire una squadra in grado di giocarsi i play-off e sognare lo storico salto in serie B. Ma allora cosa non va in questa nuova possibile favola del calcio? Due cose fondamentali: il supporto di tifosi e delle autorità. È vero che la gente ha la memoria corta, ma per i tifosi è impossibile dimenticare lo scotto subito nell’epoca Gaucci. In quel caso sembravano poterci essere tutte le componenti, ma forse non era quello il momento giusto, o chissà. Purtroppo la realtà è che anche la pazienza di un presidente-tifoso come Camilli sta per finire, e il patron potrebbe decidere di mollare tutto e maledire questo ambiente che non sembra voler cambiare. La speranza è che questo giorno sia il più lontano possibile ma c’è bisogno di un reale cambiamento per poter portare avanti il sogno di una grande Viterbese, perciò è necessario guardare in faccia la realtà e comprendere che per mantenere le ambizioni, dovrà essere Camilli, ancora una volta, a prendere in mano la situazione. Aspettare che il Comune aiuti la squadra più di così non rappresenta una soluzione concreta per un progetto ambizioso come quello del numero uno gialloblu. Quindi, solo con i fondi che provengono dall’investimento di un privato, tornando quindi alla cruda realtà del calcio moderno appunto, che parla più di economia che di tattica, è possibile che la Viterbese compia il grande salto. Perciò, faccia ancora uno sforzo presidente, e vedrà che la sua Viterbese farà qualcosa di storico e diventerà una bellissima favola, come quelle che appartengono al calcio di una volta.

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