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Sta partendo nella Tuscia la campagna olearia, ma con quali prospettive sui prezzi al consumo ?

L'olio, tesoro verde della Tuscia

di Andrea Stefano Marini Balestra

Viterbo,29.10.23

Da qualche giorno nelle campagne si ode il clicchettio delle macchine che eseguono la brucatura delle olive dai “piantoni” molto presenti sul nostro territorio e motivo di vanto per la bontà del prodotto.

Sino a tarda ora notturna sono aperti i frantoi, oggi non più antri oscuri dove girava una grossa mola che “sfragneva” ed un torchio che completava l’opera e, finalmente, sgorgsava l’olio nuovo, bello, verde e pizzicoso.

Era d’obbligo assaggiarlo subito sul pane e giudicarne la qualità che all’interno del molino provocava sfottò tra i coltivatori che assistevano alle operazioni tra coloro che avano avuto una buona percentuale di olio ed altri meno.

Oggi, luccicanti macchine olearie Pieralisi, rendono il frantoio certamente meno romantico, ma consentono una maggiore resa di prodotto. L’olio prodott non viene più portato via con ziri di coccio a dorso di somaro, ma con lucidi serbatoi d’acciaio inossidabile su furgoni.

Sono nuovi i tempi, ma la tradizione resta.

Famiglie intere, non solo di coltivatori, ma di impiegati che chiedono ferie in questo periodo, sono tutte sul campo per la raccolta delle preziose drupe, che nella nostra civiltà mediterranea, da secoli e secoli, producono l’olio una volta, non solo alimento, ma fonte energetica.

Il problema di quest’anno che porterà a minori quantità di olio è stata la bizzarra primavera e l’estate. Poche piogge nel mese di maggio al momento della fioritura, poi troppa pioggia a giugno e “secca” tutto il resto della stagione estiva. risultato: poca allegagione dei fiori, poca potenza alla pianta nel momento della maturazione del frutto quindi drupe piccole con poca polpa e conseguenza poco risultato di produzione. finale. Di buono quest’anno: poco attacco di mosca olearia anche se tante olive sono cadute a terra per vento negli ultimi giorni, Una seria raccolta non viene mai effettuata su frutti caduti a terra.

La vexata quaestio odierna sarà il prezzo al consumo dell’olio extra vergine biologico di produzione nostrana, Sono,per es., quest’anno aumentati i costi per le lavorazioni, concimazioni e per le potature, oggi, solo un ribasso per la spesa di molitura che l’anno passato aveva subito rincari per i costi elettrici, non basta. Il prezzo al quintale di olive è ormai salito sopra i cento euro, la resa, non si attende enorme, sarà intorno ad un 13% di media, pertanto 13 chili al quintale di prodotto finito da cui detrarre spese di lavorazione di molitura, circa 18 euro al quintale, spese traporto e varie, porta alla conseguenza che un litro di olio finito non può essere venduto oltre 15 euro.

A questo punto l’olio diventa prodotto di nicchia, pertanto acquistato e consumato in poca quantità, mentre per il resto della cucina si “preferisce” comprare olio estero di bassa qualità venduto a prezzi vili nei supermercati.

Attenzione, però, soltanto l’olio nostrano ha tutte le caratteristicche organolettiche chimiche che lo rendono quasi medicina, altri, a poco prezzo, sono olii rettificati anche ottenuti da piante trattate con prodotti chimici pericolosi non ammessi nella Comunità europea ed olio ottenuto non mediante spremitura, ma chimicamente dove nel prodotto finale potranno restarne tracce.

Se la nostra gente italica ha l’intelligenza e la creatività superiore a molte altre cittadinanze, è dovuto al consumo dell’olio extra vergine di oliva, che contiene principi che danno forza e vigore alle cellule cerebrali.

Un vera e propria medicina.

Spendere qualcosa in più vale la pena, ma si sappia che i prezzi che saranno in aumento praticati ai frantoi, non lo sono per maggiori ricavi dei produttori, ma della diminuita produzione, che comunque è e resta di alta qualità. Probabilmente, ulteriori aumenti non potranno essere praticati per maggiore scarsità di domanda dei consumatori, ma quest’ultimi attenti: l’acquisto di olio d’oliva a prezzi bassi è il risultato di produzioni estere senza controlli dei fitofamraci ed estratti non in frantoio, ma in laboratorio chimico. Potenziali veleni.

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